Nel 1948 William Rhodes sentì un boato provenire dall’esterno. Essendo lui di professione fotografo, si precipitò fuori casa per vedere cosa fosse successo con la sua macchina fotografica. Fece appena in tempo, riuscì a scattare un paio di fotografie di un oggetto che sfrecciava nel cielo, a velocità vertiginosa, verso sud-ovest. Erano le prime immagini di ufo in volo che venivano fatte.
Rhodes descrisse la sagoma come una specie di tacco di scarpa, descrizione simile a quella fatta da un’altra persona, Ken Arnold, uomo d’affari. I suoi scatti furono publicati sulla rivista Republic, dell’Arizona e ben presto, stando a quanto racconta, ricevette la visita di un agente dell’FBI e un ufficiale del controspionaggio militare.
I due lo sottoposero ad una fila di domande fino a chiedergli in prestito i neativi per poterli valutare attentamente. Rhodes glieli diede, ma quando un mese più tardi li domando indietro ricevette una lettera in cui gli veniva comunicato che era impossibile.
Rhodes ricevette un’altra visita da due funzionari del progetto Sign, che andarono ad interrogarlo, ma poi l’aeronautica non si fece più sentire e lui non vide altri Ufo. L’esperienza che aveva vissuto rimase l’unica. Le foto non gli furono mai restituite e le autorità militari pare archiviarono il caso dell’avvistamento di Phoenix come una “possibile burla”.
A quanto invece è dato di sapere, attraverso fonti sconosciute, alcuni ufficiali del controspionaggio avrebbero ritenuto vere le fotografie, per questo forse non sarebbero state restituite al legittimo proprietario, affinché Rhodes non le potesse mostrare ad altri e nessuno fosse in grado di stabilire la loro autenticità.
Altrimenti quale sarebbe stato lo scopo per ritirarle? Se fossero state dei falsi di sicuro le avrebbero restituite facendo in modo che il maggior numero di persone lo sapesse e che l’autore, Rhodes, perdesse di credibilità. Invece no. A voi trarre la conclusione.