Nel paese di braccioteso: racconto cinese

Le fiabe nella loro semplicità e fantasia esistono per raccontarci sempre qualcosa di profondo, qualcosa che deve lasciarci il tempo di riflettere su noi stessi e su come viviamo la vita e affrontiamo gli ostacoli. Nessuno quando nasciamo ci dà un manuale per come essere forti, o per come affrontare con coraggio le nostre paure, un manuale su come è giusto comportarsi, su qual’è la strada giusta, è la vita che ci insegna a piccoli passi, a colpi a volte bassi, con i dolori e le gioie cosa è meglio per noi. Delle volte impariamo la lezione delle volte no.

La fiaba dei ciechi e dell’elefante, III parte

Oggi terminiamo il racconto della fiaba buddista che nei scorsi articoli abbiano iniziato a leggere. Una fiaba che ci fa capire quanto può essere importante ascoltare e accettare le opinioni degli altri senza dover per forza imporre le proprie. (Chi si è perso i precedenti articoli può cliccare sui link sottostanti).

La fiaba dei ciechi e dell’elefante, II parte

Da secoli l’uomo per far valere le proprie idee e le proprie teorie ha fomentato polemiche che spesso sono sfociate in guerre sanguinarie, che hanno portato solo terrore e sottomissione, senza però ottenere ciò che voleva. A proposito di questo nello scorso articolo abbiamo iniziato a leggere una fiaba che viene raccontata dai monaci buddisti per sensibilizzare chi non riesce ad accettare l’idea altrui e vuole imporre la propria.

La fiaba dei ciechi e dell’elefante, I parte

Da sempre l’uomo si è posto domande sull’Universo, su chi siamo e su dove andiamo. Tante sono state le supposizioni, supposizioni che dapprima erano solo idee ma che poi l’uomo ha voluto far diventare certezza. Ha lottato per le sue convinzioni, tanto lottato da fomentare guerre e costringere gli altri a seguire le proprie idee. Purtroppo l’uomo con il tempo non si è fatto più saggio e ancora oggi ci sono guerre a sfondo religioso per far avvalere le sue teorie sull’Universo.