Cristo D’angelo fu una delle entità più famose nel 900, il suo spirito si manifestò più e più volte in varie sedute spiritiche, parlando con voce diretta ai presenti, e dedicando loro delle canzoni.
La sua prima comparsa avvenne nel 1922 negli Stati Uniti, durante una seduta spiritica seguita da Bradley con il Valiantine, Cristo D’angelo parlò in italiano perfetto e poi in dialetto siciliano, ovviamente nessuno capì cosa diceva, così lui si limitò a cantare delle canzoni siciliane. Questo avvenne per moltissime sedute, prima parlava in italiano, poi in dialetto siciliano ed infine capendo di non essere compreso cantava.
Nel 1926 il sinologo e poliglotta inglese Neville Whymant lo udì in una seduta tenuta a New York questo ciò che raccontò dell’esperienza con lo spirito:
“Improvvisamente risuonò una voce simile a quella di un cantante italiano, che gridò a pieni polmoni “Cristo D’angelo”. La voce sembrava provenire dal soffitto librandosi nell’alto…
Dopo aver parlato in puro e chiaro italiano, la voce cadde presto in un dialetto siciliano di cui non capivo nulla. Prima di lasciare il circolo, comunque Cristo D’angelo fu indotto a cantare una balla siciliana”
Nei primi mesi del 1927 il Valiantine fu invitato da Bradley a Londra in Inghilterra, per delle nuove sedute spiritiche, puntualmente Cristo D’angelo fece la sua comparsa ed i presenti racconto, che la voce fu udita da tutti. Tra di loro c’era anche il marchese Centurione Scotto, un’ uomo italiano, recatosi lì nella speranza di mettersi in contatto con il figlio morto da pochi mesi in un incidente aviatorio. Ed proprio lui fu a capire cosa dicesse lo spirito, e a raccontare finalmente la sua storia.
Cristo D’angelo in vita era stato un pastore siciliano di un paesello nella provincia di Palermo, Sant’Anselmo al Monte, nella cui chiesa era solito ascoltare la messa; aveva combattuto con Garibaldi a Calatafimi ed era morto all’età di settantasei anni.
Tutto questo venne confermato, dopo numerose indagini fatte dal medico Carlo Marchese, di Misterbianco- Catania, dove in una lettera datata 18 dicembre 1929 scrisse:
“Le indagini da me esperite in un primo tempo furono negative; successivamente ho potuto conoscere che in provincia di Palermo e propriamente sulla provinciale che da San Giuseppe Iato e San Cipirello conduce a Camporeale, esiste una località nominata Sant’Anselmo dove un tempo c’era una chiesetta in cui la domenica si celebrava la messa, e distrutta dalla mafia rurale. So anche che il cognome D’angelo in quel paese è molto frequente e pure il nome Cristo non è raro…”
Fonte: “L’Enciclopedia dell’ignoto”