Cartesio, anima e macchina – I

Nel 1637 Cartesio scrisse il “Discorso sul metodo” in cui espose la sua concezione di supremazia del pensiero, o meglio della ragione, sulle questioni della materia. Da qui nacque il dualismo cartesiano.

Cartesio con il suo dualismo intendeva sostenere che la realtà è data da due tipi di sotanze: una è pensante, l’altra è estesa, dove quella pensante è la parte spirituale e il pensiero è il suo attributo principale.

Non ha estensione spaziale, non è in movimento, non può essere misurata. La parte invece  estesa è quella che ha a che fare con l’universo materiale e non ha nulla di spirituale.

Platone discepolo di Socrate e il dualismo di anima e corpo – II

Continuo il discorso iniziato qualche tempo fa sul dualismo tra anima e corpo portato avanti tra gli altri anche da Platone. Torniamo al concetto che il corpo è un peso per l’anima e i due sono tenuti insieme da piacere e dolore.

È la morte che libera l’anima da questo peso quindi va considerata come uno scioglimento e separazione che porta a liberare dalle passioni e alla vera conoscenza. Platone era profondamente convinto dell’immortalità dell’anima e questo rendeva meno spaventosa la morte.

Socrate dice che “l’anima è immortale e sopravvive alla more del corpo per allontanarsi sano e salvo”, Platone sostiene che l’anima esiste ancor prima del corpo mortale e che esisterà dopo la sua morte.
E questo da luogo al concetto di reincarnazione. Platone afferma che un individuo dovrebbe vivere nel modo più “santo” possibile altrimenti per mancanza di virtù nella vita succesiva potrebbe avere disgrazie.

La reincarnazione nella storia, altre convinzioni – II

Abbiamo iniziato a parlare della reincarnazione prendendo in considerazione alcune convinzioni molto antiche. Come vedete però a seconda dei punti di vista degli studiosi, il concetto e la credenza vengono collocati in epoche diverse.

Chi ritiene che l’uomo ci creda da più di diecimila anni, chi invece parla solamente dei riferimenti scritti trovati migliaia di anni dopo. Ma cosa vuol dire reincarnazione?

La reincarnazione nella storia, altre convinzioni – I

Le origini del concetto di reincarnazione non sono chiare, o meglio, non ci sono moltissimi antichi scritti che ne parlano, bisogna però anche dire che una volta tutto era trasmesso oralmente e quindi non si possono avere dati certi.

Il passato e la storia vengono ricostruiti a ritroso utilizzando i documenti che sono pervenuti fino a noi che possono essere solo una parte della verità o anche tendenziosi perchè scritti in genere da una persona che aveva un suo punto di vista e credeva in sue convinzioni. Lo stesso vale per la religione.

Platone discepolo di Socrate e il dualismo di anima e corpo

Diversamente da Socrate altri filosofi pensavano che l’uomo, una volta morto il corpo che lo ospitava, non fosse altro che un respiro che si disperdeva nell’aria. Certo è che dopo di lui in  molti si interessarono all’argomento, ma fu Platone, discepolo di Socrate a dare un impulso a questa ricerca dell’anima.

Le sue teorie e i suoi principi divennero fondamentali nella filosofia occidentale. Egli fu il primo a postulare quello che poi si sarebbe chiamato “concetto dualistico” di mente e corpo. La parola che lui utilizzò “psyche”, significava sia mente che anima.

Il dualismo sostiene che ogni uomo è formato da un’anima intrappolata in un corpo che la prima è del tutto simile al divino: è immortale e capace di pensiero, è immutabile e indecomponibile. E proprio per questa sua natura l’anima ha una sua esistenza indipendente dal corpo.

Teorie sui fantasmi, la vita dopo la morte

Parliamo molto di spiritismo, di fantasmi che infestano case, o di apparizioni in luoghi antichi, ma anche moderni, ma quale spiegazione possiamo a dare a questo genere di cose? E perchè alcune persone li vedono e altre no?

Cosa fa la differenza? La prima se vogliamo a porsi quesiti fu Eleanor Sidgwick, sorella del primo ministro inglese A.J. Balfour e coordinatrice della SPR ai tempi del suo esordio. “Un’apparizione esiste di per sé, indipendentemente dalle persone a cui si manifesta, cioè esiste anche se non c’è nessuno presente a percepirla?” , fu la domanda.

Gli spiritisti le risposero che un’apparizione è un’entità indipendente ed è lo spirito “disincarnato” dal corpo defunto. In poche parole l’anima che al momento della morta lascia il corpo, ma che rimane “legata” alle sue cose terrene, legame che le impedisce di andare altrove.

La SPR e i suoi inizi, studi sugli spiriti – parte II

Nei loro studi sulle apparizioni quelli della SPR, Myers in primo luogo, indagarono nelle capacità della mente e quest’ultimo coniò anche la parola “telepatia” per intendere la trasmissione del pensiero. Difatti alcuni sostenevano che le apparizioni altro non erano che fenomeni di telepatia, non vere manifestazioni di spiriti.

Myers invece era convinto che le manifestazioni fossero causate dall’energia residua della persona deceduta che entra in contatto con la mente della persona ancora viva, insomma si tratterebbe di una comunicazione che avviene non attraverso i cinque sensi, canali sensoriali “normali”, ma attraverso la telepatia.

Le richerche della SPR portarono a risultati incredibili: moltissime persone aveva avuto un qualche tipo di percezione extrasensoriale, chi uditiva, chi visiva, chi olfattiva e via di seguito. La maggior parte delle apparizioni accadevano in momenti di crisi, ma altre non avevano nessun collegamento con episodi di morte o presunta morte.

La SPR e i suoi inizi, gli studi sugli spiriti – parte I

L’esistenza di spiriti e fantasmi non è mai stata del tutto scartata e in realtà le due cose sarebbero in pratica la stessa cosa, ma vediamo come. Un fantasma è uno spirito uscito dal corpo al momento della morte e che rimane sulla Terra.  A volte sono animati da malvagità e astio, però la maggior parte delle volte sono invece solamente anime spaventate, sconvolte, arrabbiate per come sono decedute.

Nel 1882 nacque la SPR, società di ricerca psichica con a capo Frederic Myers e alcuni colleghi che fece ricerche per interi anni per poter sostenere le proprie teorie. In molti sostengono che i fantasmi non esistano, ma sono tantissime le prove a favore.

Inoltre ci sono case, musei, castelli, sia in rovina che in buone condizioni, in cui vi si possono trovare. Inoltre le anime pare possano uscire dal corpo anche in momenti che non siano la morte o momenti di crisi in cui sembra approssimarsi la morte.

Callaway e i viaggi extracorporei – parte III

I viaggi che, secondo Callaway, avvenivano attraverso l’uscita del corpo attraverso il corpo astrale, che in pratica era lui in quanto spirito. L’uomo affermò di aver appreso grazie ai suoi esperimenti in merito, e alle ricerche, un metodo per elevarsi a livelli superiori di esistenza, ma allo stesso tempo si diceva spaventato da un viaggio che sembrava portarlo ai limiti dello spazio.

Callaway spiegò anche di aver trovato un metodo per lasciare il corpo attraverso quella che chiamava “porta pineale“, quindi attraverso l’utilizzo della ghiandola pineale che si trova all’interno del cervello e che alcuni ritengono la dimora dell’anima.

Questa è stata da molti ritenuta il compnente essenziale per le esperienze extracorporee. Con i suoi viaggi Hugh Callaway andò molto lontano, fino ad una città orientale che poi descrisse in modo estremamente chiaro e nitido, ma anche in un tempio tibetano dove si ritrovò in una stanza buia legato e torturato da uomini incappucciati che gli imponevano di rinunciare alla sua vera identità.

Callaway e i viaggi extracorporei – parte II

Callaway, come si diceva, veniva sempre richiamato verso il suo corpo da una forza misteriosa che gli faceva poi avere un gran mal di testa. Una notte però l’uomo decise di resistere alla forza e rimanere nel sogno.

Ad un certo punto senti una specie di “clic”, come uno scatto, il mal di tresta scomparve e lui si sentì completamente libero dal suo “io” fisico. I problemi cominciarono in seguito, ebbe modo di raccontare, perchè quando infine fece ritorno nel suo corpo questo era come paralizzato.

Callaway non era più in grado di muovere un muscolo e la cosa lo terrorizzò pareccho. Riuscì solo dopo grandissimi sforzi a muovere un dito. Riprese poi l’uso completo del corpo e nonostante lo spavento continuò con i suoi esperimenti.

Callaway e i viaggi extracorporei – parte I

Nella maggior parte dei casi i viaggi extracorporei dell’anima non era molto assidui, anzi si potevano ritenere il contrario: spordici e casuali. Il primo che disse di essere in grado uscire dal proprio corpo come spirito assiduamente e ogniqualvolta lo desiderasse era Hugh G. Callaway che inizialmente ne parlò utilizzando lo pseudonimo di Oliver Fox.

Callaway era nato nel 1885. Da piccolo era stato un bambino malaticcio e ipersensibile che trascorreva il suo tempo tra una malattia e l’altra e gli incubi ricorrenti che popolavano le sue notti. Era molto giovane quando apparvero i suoi poteri paranormali.

Sviluppò un metodo mentale per riuscire a non avere incubi e trovò una sorta di relativa tranquillità fino a quando all’età di tredici anni perse la madre e poco dopo anche il padre. Callaway aveva sempre temuto la morte e a quei lutti si chiuse in se stesso.

La sedute spiritiche alla fine degli anni Settanta – parte II

Queste nuove convinzioni, cioè che l’anima fosse parte di un tutt’uno, a detta dei prapsicologi, fece ridurre gli studi sull’anima e sulla sua sopravvivenza al morire del corpo. Cominiciarono a pensare che l’anima fosse qualcosa di impersonale facente parte del continuum cosmico.

Poi alcuni ricercatori iniziarono a dire che l’anima aveva particolarità e individualità, alcuni, seguendo la tradizione cristiana la consideravano un’entità puramente spirituale, separabile dal corpo e che conservava in sè l’essenza dell’individuo.

L’anima sopravviveva al decesso del corpo e seguendo questa convinzione cercarono di mostrare che ciò era vero andando alla ricerca delle anime delle persone vissute e morte prima di loro. In particolare fu dedicata molta attenzione ai medium che, attraverso le sedute spiritiche, si sosteneva parlassero con i defunti e ottenessero da loro molte risposte.

La sedute spiritiche alla fine degli anni Settanta – parte I

Ricordate il denaro di James Kidd? Che lasciò per fare studi sull’anima e dimostrarne l’esistenza? Nel 1973 in un laboratorio della Phisical Research Foundation (PRF) alla Duke University due gattini attendeva in uno scatolone mentre a circa quattrocento metri di distanza il loro padrone si sottoponeva ad un esperimento.

Keith Harary era il padrone dei due gattini e destinato ad avere una brillante carriera come parapsicologo. Sdraiato su un divano il ragazzo era collegato ad una serie di macchine che avrebbero misurato il suo battito cardiaco, la respirazione e le sue onde cerebrali.

Harry era in grado di fare esperienze extracorporee (OBE, out of body exsperiences) e ne aveva già avute molte. Un’esperienza extracoporea è una situazione in cui la cosicenza, ovvero l’anima umana, lascia il corpo e vaga per andare ovunque voglia.

Il volo delle anime nell’antichità

 

L’anima umana fin dai tempi antichi è stata identificata con un uccello e si trova molto spesso nella tradizione orale di parecchie culture e religioni dal’età paleolita ad oggi e questo perchè un uccello ha ali per volare.

Si può definire una metafora questo modo di vedere le cose. La capacità di volare rappresenta la possibilità di staccarsi dalle cose terrene e alzandosi nel cielo l’anima viene portata a più elevate altezze. Un proverbio indiano dei Kelta citava: “se è stato un cattivo indiano un falco catturerà l’uccello e lo mangerà con corpo e piume, se invece è stato un buon indiano l’uccello dell’anima giungerà nella terra degli spiriti”.

I primi uomini a rappresentare l’anima in forma di uccello furono quelli delle tribù dell’età della pietra, circa 15.000 anni fa. Se ne trova una prova nella pittura rupestre trovata a Lascaux in Francia e mostra un bisonte sopra al cacciatore che ha appena ucciso.