Alchimia e cabala sono due discipline occulte che hanno avuto lunghe e complicate storie. Gli studiosi che se ne occupavano dovevano combattere con persone che proponevano nuovi metodi per stregare, curare, fascinare e divinare. La gente comune utilizzava talismani e pozioni magiche, incensi di ogni genere per cercare di evocare e controllare gli spiriti.
Un intruglio che veniva paticolarmente utilizzato a questo scopo era un miscuglio di legno di sandalo rosso, mirra, zolfo, mele marce, feccia di vino e senico con cui tener lontani gli spiriti ostili. In un certo qual modo questa magia popolare venne anche utilizzata dai maghi professionisti e divenne parte dei rituali.
Avvenne però che anche la magia spicciola prendesse qualcosa dal vero sapere occulto. Tante sono le storie che narrano di come qualche “mago popolare” cercasse di rubare la conoscenza ai professionisti.
Uno di questi episodi avvenne il giorno di Natale del 1715, in un sobborgo della città di Jena, una città tedesca. In una capanna, nei pressi di un vigneto, vennero ritrovati due uomini morti ed un terzo in fin di vita. I tre erano pieni di lividi e contusioni e circondati da oggetti che facevano pensare fossero stati vittime di una cerimonia oculta.
Uno dei tre, uno studente di nome Weber, e unico superstite, appena fu guarito narrò l’episodio. Raccontò che uno dei due morti era un contadino, tale Gessner, che aveva chiesto a lui e all’anico di aiutarlo a invocare uno spirito che gli indicasse il punto esatto dove era nascosto il tesoro di cui sapeva l’esistenza.
Weber non ne sapeva molto di magia, però aveva molti libri che la trattavano, tra cui due in particolare: “La discesa di Cristo all’Inferno” e “La chiave di Salomone”. L’altro uomo, Zenner, venne scelto perchè aveva una radice di mandragola che gli altri due pensavano avesse poteri magici. Studiando i libri conclusero che il tesoro doveva essere custodito da uno “spirito solare” chiamato Nathael, che ne faceva la guardia … (continua)