In una lettera del 5 aprile 1926 scritta a Mlynow Wolynski ed indirizzata al direttore della rivista “Zagadnienie Metapsychiczne”, il professor dell’università di Dublino, il proffessor Bronislaw Bouffall raccontò la sua esperienza paranormale avvenuta nel “Grand Hotel” di Heidelberg.
Il giovane Bouffall studiava all’Università di Heidelberg dove conobbe il suo compagno Josef Zakrzewski, oriundo della Podolia, che allora si dedicava agli studi di filosofia, finiti per entrambi gli studi si trasferirono, Zakrzewski si trasferì a Monaco di Baviera, dove poco più tardi morì in un duello con l’allora segretario della Legazione Russa alla Corte di Baviera, il conte C.
Nell’agosto 1910, il professor Bouffall si recò a Stoccarda ad Heidelberg, per andare a trovare il suo vecchio professore Ernst Emmanuel Bekker, prenotò una stanza al secondo piano nel “Grand Hotel”
La stanza era illuminata dal sole e si sentivano i treni passare quasi sotto la sua finestra, Bouffall andò in bagno per pulirsi il soprabito che si era sporcato durante il viaggio, poco dopo bussarono alla porta, convinto che fosse il cameriere Bouffall senza muoversi dal bagno disse “Avanti”, ma i colpi si ripeterono, e Bouffall grido più forte per farsi sentire, girandosi verso la porta per vedere chi fosse.
“La porta si aprì davanti a miei occhi e nella stanza entrò Zakrzewski; mi venne incontro e rimase qualche passo distante dal lavandino dove, in quel momento, io mi trovavo. Lo riconobbi subito perché non era affatto cambiato da quando ci eravamo visti per l’ultima volta alla stazione di Heidelberg, allorché egli aveva voluto accompagnarmi alla mia partenza per Londra”
In quel momento, però, al Professor Bouffall non gli venne in mente che il suo amico che gli stava facendo visita era morto già dieci anni fa, nessun dubbio ebbe, era vivo e vegeto davanti a lui.
“Io esclamai pieno di gioia: Signor Giuseppe, come avete saputo che io mi trovo ad Heidelberg?. Ma Zakrzewski non rispose, rimase immobile e mi fissò con sguardo smarrito. Pensai allora che Zakrzewski fosse seccato perchè lo ricevevo in maniche di camicia. Andai quindi ad appendere il soprabito, mi risciacquai e asciugai le mani, e avanzai di qualche passo verso Zakrzewski sempre immobile per tendergli la mano. In questo momento Zakrzewski scomparve, e ciò con una velocità che ricordava il cambiamento di un’inquadratura cinematografica. Soltanto allora mi ricordai come Zakrzewski fosse morto da dieci anni, e per la prima volta nella mia vita ebbi la sensazione che i miei capelli si drizzassero per il terrore, mi parve che tutta la mia testa sino alle radici dei capelli venisse punta con aghi. Voglio aggiungere che la finestra della mia stanza era aperta e la stanza stessa piena di sole, era l’una di pomeriggio. Zakrzewski indossava – me lo ricordo esattamente- un abito di marengo grigio scuro, aveva scarpe marrone scuro con lacci e una cravatta bleu, la catena d’oro dell’orologio pendeva da un occhiello del gilè, non aveva con se né il cappello ne il bastone”
Il signor Bouffall ebbe solo quest’ unica esperienza paranormale nella sua vita ma che gli bastò per capire che c’è qualcosa dopo la morte, che gli spiriti posso sempre ritornare a farci visita anche non di notte o con un temporale, che non sempre voglio farci paura ma solo mandarci un saluto.