Jasbir Lal Jat era un bambino che all’età di tre anni venne dichiarato morto di vaiolo. Aveva cessato di respirare e il suo corpo era diventato freddo, ma il giorno dopo il piccolo si mosse e in poche settimane guarì completamente.
Il suo comportamento era però completamente differente da prima che si ammalasse, inoltre Jasbir ora sosteneva di appartenere ad una casta di bramini che abitavano in un’altra città, a circa trenta chilometri da lì.
Rifiutava di mangiare il cibo comune che la madre gli preparava perchè lo voleva secondo le usanze della sua casta sacerdotale e spiegava la sua morte con un incidente avvenuto durante una processione nuziale.
Raccontò anche che era caduto dal carro su cui era in seguito ad un malore sopraggiunto per aver mangiato dolci avvelenati che gli aveva offerto una persona a cui aveva prestato dei soldi. I genitori del bambino erano molto preoccupati per il comportamento di Jasbir e come prima cosa presero accordi con un bramino vicino di case perchè cucinsse per il piccolo che rifiutava il cibo, ma cercarono anche di nascondere il problema alla comunità.
Ciononostante le voci si sparsero e arrivarono fino al villaggio dove aveva vissuto Sobha Ram Tyagi, deceduto proprio mentre Jasbir era malato e vicino alla morte, esattamente come raccontava il bambino. I parenti del defunto andarono a trovare il bambino che, pur non avendoli mai visti in quella vita da bambino, li seppe riconoscere e nominare e menziono fatti della loro vita insieme. Dopo questa visita il piccolo Jasbir fu condotto al villaggio e riconobbe persone e luoghi della sua vita precedente e fu riluttante a tornare a casa.
Ventotto affermazioni di Jasbir vennero verificate e risultarono esatte, inoltre la guarigione del bambino coincideva con la morte del bramino e il piccolo, dopo la guarigione si era dimostrato così differente da prima da sembrare proprio “un’altra persona”. L’unica risposta poteva essere un episodio di reincarnazione, anche se il mondo scientifico e accademico fa fatica a dar credito ad una simile spiegazione.