Diversamente da Socrate altri filosofi pensavano che l’uomo, una volta morto il corpo che lo ospitava, non fosse altro che un respiro che si disperdeva nell’aria. Certo è che dopo di lui in molti si interessarono all’argomento, ma fu Platone, discepolo di Socrate a dare un impulso a questa ricerca dell’anima.
Le sue teorie e i suoi principi divennero fondamentali nella filosofia occidentale. Egli fu il primo a postulare quello che poi si sarebbe chiamato “concetto dualistico” di mente e corpo. La parola che lui utilizzò “psyche”, significava sia mente che anima.
Il dualismo sostiene che ogni uomo è formato da un’anima intrappolata in un corpo che la prima è del tutto simile al divino: è immortale e capace di pensiero, è immutabile e indecomponibile. E proprio per questa sua natura l’anima ha una sua esistenza indipendente dal corpo.
è l’anima che costituisce l’essenza dell’individuo, ma questo non era facile da spiegare al greco medio dei suoi tempi, un pò le stesso che accade adesso, anche se per motivi differenti. Nella sua opera, l’Alcibiade I, Platone in un dialogo chiedeva cosa fossimo e chi parlasse, visto che il corpo non era altro che uno strumento.
Per Platone l’anima costituisce l’essenza dell’umanità ed è composta di tre parti: la ragione, la parte irascibile e le pulsioni fisiche e ognuna delle tre ha un suo obiettivo. Il primo e più importante, la ragione, vuole giungere alla verità e saggezza. L’elemento passionale, invece, esprime impulsi ed emozioni: coraggio, orgoglio, ambizione, onore e cercano la soddisfazione dei loro desideri.
Secondo Platone in pochi uomini questi tre elementi sono in armonia tra loro e danno vita alla “giustizia dell’anima“. Attraverso i suoi scritti, le sue opere rappresentate in teatro Platone spiegava i tre elementi e la morte, modo in cui infine l’anima si libera del giogo del dolore e del piacere procurato dal corpo (continua)