Pitagora visse n Grecia nel VI secolo a.C. Fu un matematico d’eccezione, ma anche un mago. Era alla ricerca di una risposta che spiegasse il mistero della vita ed ebbe attorno a sé divesi discepoli. Fondò una società segreta in cui per entraci i membri dovevano aderire a regole ferree che imponevano l’astinenza, un’alimentazione vegetariana, il silenzio e l’autoanalisi.
Tra le più buffe c’erano quelle di non infilarsi il calzare sinistro prima del destro e del non mangiare fagioli. Pitagora era un grande guaritore e si serviva di incantesimi e musica. Si narra che pronunciando parole magiche riuscì a chiamare un’aquila dal cielo, a respingere serpenti velenosi e a domare un orso…
Era un valido pensatore, con una mente mente pronta. Postulò che i numeri erano alla base della conoscenza c’erano i numeri e che questi potevano esprimere tutto. Indagò anche le leggi segrete sull’universo.
Tra gli uomini impegnati a trovare le risposte dell’universo ce n’erano alcuni che erano convinti che il grande scopo della vita fosse arrivare a cogliere la meraviglia che c’era in tutto le cose e che le univa. C’era unità tra il genere umano, la Terra e l’intero universo e la magia era l’elemento che poteva ricongiungerli tutti.
Chi era in grado di leggere questo legame poteva, in ogni cosa scorgere il significato. La magia non era altro che il sistema, il mezzo, per giungere all’unità del tutto e coglierla. Gli ebrei credevano che il modo migliore per avvicinarsi a Dio, o perlomeno, uno dei modi veri fosse conoscere la Cabala.
La Cabala era un insieme, una raccolta di pensieri “occulti” e commenti aggiunti in seguito al corpo primario e postulava una scala attraverso la quale l’illiminato poteva giungere, passo dopo passo a molti più alti livelli di conoscenza e di vicinanza con la divinità. Pitagora era un uomo profondamente interessato allo studio e alla comprensione.