I popoli antichi vivevano di superstizioni, superstizioni che poi divenivano dei veri e propri racconti dell’orrore. Questi racconti venivano solitamente narrati dagli uomini/donne più anziani del villaggio con lo scopo di ammonire i più giovani a non sfidare mai le leggi della natura o ancora peggio gli spiriti dei morti. A proposito di questo oggi leggeremo una leggenda che ha origine in Puglia e che narra la vita di un ragazzo fannullone che pur di ottenere del facile denaro è disposto a rubare del cibo a dei poveri bambini morti.
“C’era una volta un vecchio pastore che aveva tre figli. I due maggiori erano lavoratori, mentre il più giovane era un fannullone. I due fratelli maggiori se ne andarono ben presto per il mondo. Il più giovane rimase con il padre ormai vecchio e consunto a custodire le pecore e a trastullarsi col suo flauto nell’ozio della campagna.
Sperava di vedere un folletto che gli offrisse una borsa piena d’oro, oppure un anello magico. Egli desiderava tanto una cosa simile, che per conquistarla avrebbe dato volentieri la salvezza della sua anima.
Il padre quando fu per morire lo ammonì di conservare puro il suo cuore dalle tentazioni del Maligno. Quando il ragazzo ebbe sepolto il padre rimase solo nella misera capanna: il pane non gli bastava più, il fuoco non riusciva più a riscaldarlo e così egli decise di vendere, prima di partire, il poco che gli era rimasto per andarsene poi nel vasto mondo.
Egli prese con sé soltanto il suo flauto e pensò che per vivere si sarebbe arrangiato finché non fosse riuscito a trovare un tesoro.
Così si mise in cammino; col suo flauto suonava alle feste nuziali, nei balli festivi, dietro i funerali, e quel poco che guadagnava gli bastava per vivere.
Una sera egli stava seduto sul muro di un cimitero guardando la piccola cassa di un morticino che veniva sotterrata. Il ragazzo era affamato perché in tutta la giornata non era riuscito a guadagnare nemmeno un soldo.
Quando la luna fu alta nel cielo la madre del morticino ritornò, di soppiatto e depose un pane e una brocca d’acqua sulla tomba del figlio, perché la povera gente ancora credeva che i morti, nel loro viaggio verso l’aldilà, avessero bisogno di cibo e di bevande per arrivare alle porte del Paradiso, altrimenti sarebbero rimasti lungo la strada fino al giorno del Giudizio. Quando la donna si fu asciugata le lacrime e se ne fu andata silenziosamente, il ragazzo afferrò il pane e la brocca e fuggì nell’ombra pensando: “Tanto gli uccelli lo avrebbero divorato ugualmente”. Da allora si cibava del pane posato sulle tombe: si sentiva attratto come se quel cibo gli spettasse di diritto”.
Continua…