La rabdomanzia è ritenuta un’antica arte e consiste nel trovare l’acqua, o altre cose sotterranee, grazie ad un bastone o bacchetta ricurca a forma di “Y”.
Antichissime incisioni rupestri in Algeria hanno evidenziato che l’uomoera rabdomante già molto prima che imparasse a scrivere. Probabilmente i Cinesi e gli Egizi utilizzavano questo sistema, anche se fino al medioevo non ci sono scritti che lo comprovano.
Ma da ovunque arrivi questa pratica è ancora oggi largamente in uso e con successo. La spiegazione fisica di tutto questo è che probabilmente si basa sull’energia emanata dagli oggetti invisibili e trasmessa agli strumenti utilizzati ai rabdomanti o alla persona stessa.
Nessuno ha saputo descrivere bene quest’energia che è stata in modo sommario e vago definita emissione, vibrazione, radiazione o onda magnetica. Questo spiegherebbe però solo alcune situazioni e non la rabdomanzia su mappa, dove il rabdomante, passando il pendolo sulla mappa, sa dire dove cercare l’acqua.
Questo fa pensare che l’energia di cui si parlava venga percepita dalla coscienza della persona stessa e l’ipotesi che viene fatta è che il rabdomante riesca a sintonizzarsi su quella che è la coscienza universale, una sorta di “matrice cosmica” di cui la persona sa cogliere l’energia.
Difatti i muscoli del rabdomante reagiscono istintivamente in modo da far muovere la bacchetta o il pendolo indipendentemente dalla sua volontà. Lo strumento che la persona tiene in mano serve solamente ad amplificare, o forse come punto focale attraverso il quale concentrare l’energia. Alcuni rabdomanti non usano nemmeno strumenti perchè “sanno” dove trovare ciò che cercano. In pratica la rabodomanzia viene utilizzata per cercare acqua e falde acquifere, ma taluni sostengono che questa arte paranormale derivi dal fatto che ogni cosa, oggetto persona, eccetera, abbia un’aurea e trasmetta un’energia attraverso la quale il rabdomante può trovare ciò che cerca, persino tesori nascosti, persone, resti archeologici e quant’altro.
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