Il Medioevo fu il periodo in cui prolificarono gli incantesimi d’amore, ma a quanto pare alcuni incantesimi e filtri d’amore non erano poi così innocui per il soggetto di tanta devozione. Inoltre comportavano riti alquanto orribili.
Secondo quanto citato in una raccolta di istruzioni un amante che non fosse ricambiato doveva fare due figurine di argilla una delle quali rappresentava lui, l’altra la donna amata. Lei veniva raffigurata inginocciata lui in piedi con la spada alla gola della donna.
I nomi di alcuni demoni dovevano venire incisi sull’argilla femminile e vi si conficcavano tredici spilli di bronzo in gambe e braccia affinchè lei lo pensasse. Intanto che faceva l’operazione l’uomo cantilenava: “Trafiggo (la gamba o il braccio) perchè lei mi pensi.
Dopo questo scriveva delle parole su una piastra di metallo la legava alle due figurine di argilla con uno spoago che avvolgeva 365 volte e le seppelliva nella tomba di una persona deceduta giovane oppure di morte violenta. L’innamorato poi doveva fare un incantesimo per gli dei.
In effetti un pò macabro come incantesimo, ma anche quello di strappare i capelli all’amata, procurarsi una trama filata da una vergine e scrivere con il sangue di un passero il suo nome e fai quattro candele di cera quadrate. Se bruceranno senza far caderea terra gocce ti amerà, non era così lieta.
Un altro incantesimo ancor più orrendo era quello di prendere il cordone ombelicale di un bambino appena nato, farlo seccare, ridurlo in polvere e poi darlo da bere alla persona da far innamorare. Veramente stomachevole.
Tra tutte la più semplice e anche meno terrificante era quella di tenere per due giorni una noce noscata sotto l’ascella. Disciolta poi in una bevanda avrebbe avuto effetto immediato. Ancora più efficace era l’incantesimo della verbena. Si metteva una foglia in bocca e poi si baciava la persona amata pronunciato nel frattempo la frase in latino: “la pace sia con te, che i tuoi sentimenti tendano all’amore per me”. Le istruzioni assicuravano che sarebbe stato amore.