Oggi voglio presentarvi due invocazioni, una è dedita alla Dea Terra, e l’altra a Pan.
Terra Dea divina
Terra, Dea divina, Madre Natura, che generi ogni cosa
e sempre fai riapparire il sole di cui hai fatto dono alle genti;
guardiana del cielo, del mare e di tutti gli Dèi e le potenze;
per il tuo influsso tutta la natura si quieta e sprofonda nel sonno.
E di nuovo quando ti aggrada tu mandi innanzi la lieta luce del giorno
e doni nutrimento alla vita con la tua eterna promessa;
e quando lo spirito dell’uomo trapassa è a te che ritorna.
A buon diritto invero tu sei detta Grande Madre degli Dèi;
Vittoria è il tuo nome divino. Tu sei possente, Regina degli Dèi!
O Dea io ti adoro come divina, io invoco il tuo nome, degnati di concedermi ciò che ti chiedo,
in modo ch’io possa in cambio colmare di grazie la Tua divinità, con la fede che ti è dovuta.
Io Pan di Aleister Crowley
Fremi di dolce ardore nella luce,
Uomo! Mio uomo!
Esci precipitoso dalla notte
Di Pan, Iò Pan!
Iò Pan! Iò Pan! Vieni attraverso il mare
Dalla Sicilia e dall’ Arcadia!
Vagante come Bacco, con i fauni
E pardi e ninfe e satiri per guardie
Sull’ asinello color latte vieni
A me, a me!
Vieni insieme ad Apollo in abito nuziale
(Pastora e Pitonessa)!
Vieni insieme ad Artemide, zolla sericea,
E la tua bianca coscia lava, o Dio
Bellissimo, nella luna dei boschi e sopra il monte
Di marmo, nell’ alba della fonte d’ ambra!
La porpora della preghiera appassionata
Immergi nel sacrario tuo scarlatto,
Nella trappola cremisi,
L’ anima che sussulta aprendo gli occhi
Per vederti filtrare dal groviglio
Dei cespugli, e dal tronco contorto
Dell’ albero vivente, anima e spirito,
Corpo e cervello… Vieni attraverso il mare
(Iò Pan! Iò Pan!)
Diavolo o dio, a me, a me,
Mio uomo! mio uomo!
Vieni con trombe che squillano acute
Sulla collina!
Vieni con i tamburi che rullano cupi
Dalla fontana!
Vieni col flauto e l zampogna!
Non son forse maturo?
Io, che attendo e che fremo e che lotto
Con l’ aria che non offre rami verdi
Come nido al mio corpo
Stanco di vuoti abbracci,
Forte come un leone e come un aspide
Scattante, vieni, oh, vieni!
Sono stordito
Dalla lussuria solitaria
Del demoniaco.
Tu taglia con la spada i duri ceppi,
Divoratore d’ ogni cosa e d’ ogni cosa
Procreatore: dammi tu il segno
Dell’ Occhio Aperto,
E il pegno eretto della dura coscia,
E la parola di follia e mistero,
O Pan, Iò Pan!
Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan Pan! Pan,
Io sono un uomo.
Fai ciò che vuoi, come può fare un dio,
O Pan, Iò Pan!
Iò Pan! Iò Pan Pan! Son desto
Nella stretta del serpe.
L’ Aquila strazia con artigli e becco;
E gli dèi si ritraggono:
Vengon le grandi belve, Iò Pan! Son nato
Per morire sul corno
Dell’ Unicorno.
Io sono Pan, Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan!
Io sono il tuo compagno ed il tuo uomo,
Il capro del tuo gregge, ed oro e dio,
Carne sulle tue ossa, e fiore
Della tua verga. Con zoccoli d’ acciaio
Io corro sulle rocce, dal solstizio
Ostinato
All’ equinozio.
E deliro, io stupro e strappo e infurio
Eternamente, mondo senza fine,
Manichino, fanciulla, ninfa, uomo
Nella forza di Pan,
Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan! Iò Pan!