Proseguiamo con gli Inni Orfici dedicati alle divinità greco-romane, ed oggi leggeremo una poesia dedicata al Dio Mercurio, nome latino del dio Hermes; divinità del commercio e dell’eloquenza, dio dei ladri, nonché messaggero degli dei. Mercurio viene spesso raffigurato con le ali ai piedi proprio perché considerato il “Messaggero di Giove”.
“Mercuri fecunde nepos Atlantis
qui feros cultus recentum
voce formasti catus et decorae
more palestrae,
Te canam, magni, lovis et Deorum
nuntium curvaeque lyrae parentem,
calidum quicquid placuit, iocoso
condere furto.
Te boves olim nisi reddidisses
per dolum amotas puerum minaci
voce dum terret viddus pharetra
risit Apollo.
Quin et Atridas duce te superbos
Ilio dives Priamus relicto
Thessalosque ignes et iniqua Trioiae
castra fefellit.
Tu pias laetis animas
sedibus virgaque levem coerces
aurea turbam, superis deorum
gratus et imis”.
“ O Mercurrio fecondo, nipote d’Atlante
che accorto i feroci costumi degli uomini hai ingentilito
con l’eloquenza e con l’uso della palestra che da grazia
te, io canterò, messaggero del potente Giove
e inventore della lira ricurva,
abile a nascondere con giocoso furto
tutto ciò che ti sia piaciuto.
Mentre Apollo privo della faretra
una volta cercava di atterrire te bambino
con voce minacciosa se non avessi restituito i buoi
portati via con l’inganno, rise.
Anzi, sotto la tua guida, anche il ricco Priamo
lasciata Ilio, sfuggi i superbi Atridi e i fuochi Tessali
e l’accampamento ostile a Troia.
Tu conduci le anime pie alle sedi beate
e raduni con la verga d’oro la folla evanescente,
gradito agli dei superi e inferi”.