Un’altra religione che prende in considerazione la reincarnazione è il Buddismo. In questa, come in altre, non c’è un Dio, ma un uomo, un essere umano che si è elevato e ha dato agli altri indicazioni per potersi elevare.
Il “fondatore” del Buddismo è Gautama Siddarta, detto appunto Budda, dal quale prende il nome la religione.
Lui ha passato la vita cercando di raggiungere più elevate vette spirituali parlando della condizione dell’uomo. La vita terrestre sarebbe per alcuni una sorta di punizione nella quale, una vita dopo l’altra, si cerca di purificarsi, in modo da tornare ad essere perfetti sotto ogni forma, come essere spirituale e, a quel punto, il ciclo delle vite reincarnati in corpi umani finisce.
I meriti che uno ha in una vita gli fanno avere, la volta dopo, non solo una vita migliore, ma anche un avvicinamento alla perfezione, alla spiritualità divina. Il Buddismo viene considerato una dottrina. Non c’è, come dicevo, un dio, quanto convinzioni specifiche che seguite portano fuori dal circolo della vita.
I buddisti vivono cercando di eliminare dall’esistenza egoismo, odio, invidia, desiderio di potere e ricchezza per dare molto più significato e importanza all’anima, alla spiritualità. Si parla di buddismo ma, a parer mio, chiunque guadagnerebbe nello spendere un’esistenza più improntata alla parte spirituale di sè piuttosto che vivere provando sentimenti come l’odio che non fanno essere sereni.
Una visione più ampia mostra che il buddismo non intende punire per i peccati, piuttosto far comprendere la profondità e importanza della vita e invitare e invogliare ad esistenze più vere. Attraverso il samsara, cioè il conitinuum di vita, si può dare il gisuto valore alle cose tramite l’esperienza che insegna.
Sono molte le persone che, buddiste o no, ricordano brandelli di vite passate, specialmente da piccoli, quando si è appena entrati in un nuovo corpo e in una nuova vita. La scienza non è in grado di dare risposte al quesito.