Il grifone è un essere leggendario con il corpo di leone e la testa d’aquila, con le zampe anteriori da aquila, dotate di artigli, questo mitico animale è indica la conciliazione della forza con la saggezza, forza e vigilanza, l’ostacolo da superare per arrivare al tesoro.
La testa è a come quella dell’aquila, ha delle orecchie molto allungate, sono a volte descritte come orecchie da leone o da cavallo, a volte piumate, la coda sarebbe un serpente, paragonabile a quella della chimera.
In antichità era un simbolo del potere divino e un guardiano della divinità. Per avere qualche altra informazione in più, bisogna consultare il “Bestiario medievale”, uno dei libri letti all’epoca del Medioevo, in esso erano riportate le opere sia vere che fantastiche di molto autori.
Il testo non distinze tra realtà e finzione, tanto che le persone iniziarono a credere all’esistenza di animali come il grifone, l’unicorno o il basilisco.
Le rappresentazioni risalgono a tempi passati nell’arte egiziana, quella indiana e in quella persiana.
Il Bestiario medievale dice che il grifone aveva la grandezza e la forza cento cavalli, inoltre era il guardiano delle miniere d’oro nascoste tra le montagne.
La simbologia del leone unita a quella dell’aquila, può affermare che il grifone è il legame tra la potenza terrena del leone all’energia celeste dell’aquila.
Nel Quattrocento in araldica, il Grifone veniva considerata un maschio, sempre in araldica ha le zampe anteriori da aquila.
Il grifone deriva da un animale mitologico romano, il Grifo che viveva nei monti Rifei, e custodiva l’oro del Nord. l Grifone è parente dell’Ippogrifo, presente da millenni nell’iconografia dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo e delle civiltà del Medio Oriente.
Le leggende più conosciute sui Grifoni hanno avuto successo nel medioevo, erano già presenti nella “Vita di Alessandro” dello Pseudo Callistene (200 d. C. originario di Alessandria d’Egitto – un manoscritto dell’opera risalente al XIV secolo è conservato all’Istituto Ellenico di Studi bizantini e postbizantini di Venezia) e ricomparsi nella “Histoire du bon roy Alixandre” di Jean Wauquelin. Come si evince dai titoli, le due opere hanno in comune un protagonista d’eccezione: Alessandro Magno.