Oggi torneremo a parlare dei devoti della dea Iside e delle vesti che indossavano i sacersoti e le sacerdotesse durante i riti per onorare e festeggiare Iside e Osiride. Alcuni scrittori iniziati al culto della dea hanno descritto con tanta precisione i vestiti e i colori che indossavano gli dei e di conseguenza anche i loro devoti.
Le vesti delle sacerdotesse
Non c’è limitazione a ciò che una sacerdotessa può indossare per il culto della Dea Iside senza che risulti fuori stile, infatti Iside e le sue sacerdotesse sono state per molto tempo raffigurate con una tale varietà di colori, forme e stili diversi. Spesso la Dea veniva ritratta in dipinti templari e tombali con indosso una tunica molto aderente ornata di vividi disegni tessuti o ricamati, tra questi molto frequente era il simbolo delle ali incrociate dell’avvoltoio sacro che avvolgeva le anche della dea.
Uno scrittore iniziato di nome Rimarco descrisse nel suo libro “Iside e Osiride” le vesti di Iside come un colore variegato, precisando e spiegando che il principale potere della della dea consisteva nel saper mutare la materia, come ad esempio; luce e tenebra, giorno e notte, fuoco e acqua, vita e morte, principio e fine.
Descrisse, inoltre, anche gli indumenti di Osiride spiegando che non aveva mai indosso qualcosa di scuro o di variegato, un altro scrittore di nome Plutarco spiego con queste parole i colori delle vesti del Dio:
” E’ di un unico colore, quello della luce che è l’origine delle cose, genuina e semplice, elemento primordiale fortemente spirituale e puro. Per questo motivo, la veste viene indossata una volta sola e poi riposta e conservata, non vista e non toccata, mentre le vesti isiache vengono usate più volte”
Le vesti dei sacerdoti
Uno dei sacerdoti Apuleio che fu iniziato al culto dei misteri di Iside descrisse le sue vesti con queste parole:
“Sulle spalle avevo un mantello lungo fino ai piedi, preziosissimo, tutto decorato da qualunque parte Io si guardasse, con un ricamo di animali di vari colori: da una parte draghi indiani, dall’altra grifoni iperborei, bestie simili agli uccelli che vivono solo in quel lontano paese. Nella mano destra portavo una fiaccola accesa e in testa una corona di lucide foglie di palma, poste a raggiera. Così vestito da dio sole, rimanevo fermo come una statua e tutto il popolo, quando furono aperte le cortine che mi nascondevano, mi girava intorno per guardarmi”.
L’abito quotidiano di un sarcerdote era ben diverso e assai privo di particolari, infatti era una semplicissima tunica bianca, a volte era avvolto solo da una stola, lasciando il torace scoperto, i sacerdoti di alto livello potevano portare, in aggiunta al cingilombi, una pelle di leopardo. In epoche successive, i sacerdoti greco-romani portavano un abito drappeggiato e si disiinguevano soprattutto per il capo rasato. Non di rado si radevano anche le sopracciglia, le ciglia e tutti gli altri peli del corpo. Nel perìodo greco-romano le sacerdotesse avevano spesso i capelli arricciali oppure li portavano lunghi e abbondanti. In Egitto, anche le donne si radevano il capo, ma nel corso delle cerimonie indossavano parrucche.