Si sa troppo poco della cultura magica islandese, ma i galdrastafir sono senza dubbio uno degli elementi più interessanti davanti ai quali un appassionato si può trovare nel corso del suo studio di questo interessante universo.
Non devono essere scambiati per rune
La prima cosa che si deve fare parlando di questi simboli è proprio sottolineare la loro natura evitando che vengano scambiati per delle rune. Questo perché le rune erano delle lettere alfabetiche poi cadute in disuso nel momento in cui l’uomo ha iniziato a scrivere sulla pergamena: la loro conformazione infatti le rendeva perfette per essere incise sul legno o sulla roccia. Esse furono pian piano soppiantate dalla lingua latina che si andava espandendo nel mondo grazie all’Impero Romano.
Prendendo in considerazione i galdrastafir e sul perché non siano da avvicinare alle rune in quanto origine, bisogna tenere da tenere da conto che sebbene le rune potessero essere usate per scrivere delle formule magiche, non si hanno testimonianze o fonti certe sui poteri specifici che le stesse avevano. Questa premessa serve per sottolineare come i galdrastafir non possano essere avvicinati a quel tipo di scrittura, Anche perché in Islanda le rune non erano così diffuse storicamente come si possa pensare.
Che cosa sono quindi i galdrastafir? Gli studiosi di esoterismo si considerano simboli di natura eterogenea presenti nei libri esoterici islandesi a partire dal 1500: il loro nome tradotto significa letteralmente simboli delle magie e molti li hanno erroneamente avvicinati alla cultura vichinga. Il manoscritto più antico contenente dei proto-galdrastafir è il piccolo AM 434 a 12mo, conosciuto come Lækningakver, o “Libercolo dei dottori”.
Si tratta di un oggetto conservato a Copenaghen che mostra come in quei tempi magia e medicina venissero considerate due facce della stessa medaglia e di come in qualche maniera coloro che utilizzavano questa simbologia unissero insieme cristianesimo e concezione panteistica dell’universo.
Forse simboli di origine esoterica ebraica
I galdrastafir sono simboli che vengono aggiunti a testi differenti a seconda del loro significato: ne sono stati trovati alcuni inneggianti al Bene e altri posti come difesa dal male. In tutti i casi accertati di presenza di questa simbologia, è apparso palese attraverso lo studio che nessuno di questi simboli venga apposto senza un fine ultimo ben preciso.
Di loro si sa comunque poco, non esistendo tracce di questi simboli tra i reperti archeologici islandesi o di tutta la Scandinavia: questa è una delle ragioni per le quali è difficile poterli considerare dei simboli vichinghi. Una delle ipotesi più accreditate è che questi simboli siano nati grazie all’influenza di pratiche esoteriche che nel rinascimento trovarono terreno fertile in tutta Europa: più nello specifico rituali e credenze di origine ebraica solomonica.