Artemide , di cui tra l’altro oggi è anche festa, è la madre della Luna, satellite che influenza maree ed umanità. Signora della notte, Artemide è in ognuno di noi, è colei che ci da forza di combattere, vivere e meditare.
Artemide, divinità della caccia e della luna nuova, è figlia di Zeus e Latona (Ninfa) e sorella gemella di Apollo.
Essa è nata nell’ isola di Delo prima di Apollo, ed aiutò la madre a partorire il fratello. A soli tre anni Zeus la prese sulle ginocchia e le chiese quali doni avrebbe gradito.
Lei rispose: l’eterna verginità, l’ eterna giovinezza, tanti nomi quanti ne ha mio fratello Apollo, un arco e delle freccie come i suoi, il compito di portare la luce, una tunica da caccia color zafferano con un bordo rosso che mi giunga fino alle ginocchia, sessanta giovani Ninfe oceanine, tutte della stessa età, come mie damigelle di onore, venti Ninfe dei fiumi, perchè queste si curino dei miei calzari e nutrano i miei cani quando io non sono impegnata nella caccia. Artemide allungò la mano per accarezzare la barba del padre, lo ringraziò, e poi scelse molte Ninfe di nove anni come Sue ancelle.
Artemide è una delle dodici grandi divinità del Monte Olimpo, i Romani la identificavano come Diana. A volte Artemide viene confusa con altre tre divinità che sono in realtà diverse: Selene (Dea della luna piena), Ecate (Dea della luna calante) e Siria (Dea della metamorfosi).
Dea selvaggia
Signora degli animali
Dei boschi inesplorati
E delle paludi
Delle terre di nessuno
Ai confini
Del mondo abitato
Dove Natura
Regna sovrana
Con la sua legge
Spietata E fecondaTu che vergine sei
E per sempre
Dei parti Assisti
L’esito felice
Perché innumeri
Siano abitate
Da umani e da fiere
Le pendici del monti
E le vaste pianureTu che ai confini
Dei territori segnati
Stabilisci
La tua incerta dimora
Accogli Chi ai margini vive
Per qualunque motivo
E consenti un incontro
Tra lontani
Impossibile
Al di fuori di teAgli scambi
Concedi i tuoi auspici
Di cose e di devoti pensieri
E sul gioco perenne
Di preda e predatore
Veglia per sempreTu Che della caccia
Che ha sapore
Di morte e di vita
Sei la sovranaIl tuo arco dorato
E le implacabili frecce
Accosti A quello del divino Fratello
Che riluce della luce del sole
Tu che le notti
E il chiarore di luna
Abiti, nascosta
E incontrastata
La Moira spietata
Ed un Padre invincibile
Ed un Fratello splendente
Ti condannarono, forse,
al sacrificio
delle unioni d’amore
delle nozze
e della gioia del parto
Ma ti inebri del grido
Della preda ferita
E dei canti di fanciulle
Innumerevoli
Che al tuo volto
Sacrificano
Il vergine fioreDi te
Non dimentichiamo
Il nome che soccorre
Quando sperduti
Ci trovassimo
In terre senza nome
E la tua freccia
Sicura
Trafigga il nostro cuore
Quando l’ora sia giunta
E non abbandonarci
Alle angosce
Di una lunga agonia
fonte CErchiodellaluna
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