Dizionario dell’esoterismo – dalla Div alla Dog

di Gianni Commenta

 Divinazione: divinatio, che proviene da Dio. Nelle antiche credenze religiose, definiva l’arte di prevedere il futuro attraverso l’interpretazione dei segni divini. La D. si esplica essenzialmente in due modi: con segni o simboli esterni, e con manifestazioni dirette della divinità. Quasi ogni realtà naturale è stata fatta oggetto di D. Gli antichi Babilonesi interrogavano gli astri, studiandone le posizioni e le congiunzioni. Altre forme di D. riguardano: gli uccelli; i visceri (esplorazione del fegato, od epatoscopia, e delle interiora, lat. extispicio, praticata già dagli Assiro Babilonesi, dagli Etruschi e dai Romani, detta anche aruspicina); il fuoco (piromanzia); il fumo (capnomanzia); il fulmine ed il tuono; lo specchio ricurvo (lecanomanzia); la lettura delle linee della mano (chiromanzia); i sogni (oniromanzia); le carte (cartomanzia); gli oracoli (cresmologia), ecc. Astrologia, chiromanzia e cartomanzia godono tuttora di notevole favore nel costume odierno.

Docetismo: Dottrine ereticali che negano la realtà carnale del corpo di Gesù Cristo. Il D. sorse già in era apostolica, si affermò nel II e III secolo, poi scomparve per ripresentarsi nel VI secolo in alcune sette monofisite. La dottrina docetista nacque dalla difficoltà di concepire una realtà umana materiale ed immanente nella sua intima unione con una realtà divina spirituale e trascendente. Per il D. il Cristo divino dimorò solo temporaneamente nel corpo dell’uomo Gesù: nascita, vita, morte e resurrezione di Cristo non possiedono una realtà umana, ma sono puri fantasmi; sulla croce non morì Cristo, ma Simone il Cireneo. Il D., più che un’eresia, fu un aspetto particolare di eresie sistematiche, come il gnosticismo, il manicheismoedil monofisismo. Fra i più importanti docetisti sono Simon Mago, Basilide, Valentino, Marcione ed altri. Tuttavia tracce di D. si possono trovare perfino in Clemente Alessandrino, Origene ed Ilario di Poitiers.

Dogma: per il cattolicesimo è dottrina rivelata da Dio e proposta come tale dalla Chiesa come garanzia dell’infallibilità. Questo significato tecnico è prevalso a partire dal XVIII secolo. L’attuale concetto cattolico di D. si riferisce ad una rivelazione soprannaturale trascendente essenzialmente l’ordine naturale. Per costituire D. non è necessario che si tratti di misteri propriamente detti, come incarnazione e trinità, ma può trattarsi anche di fatti accessibili alle forze naturali della ragione, come immortalità dell’anima, nascita, vita e passione di Cristo. Si tratta inoltre di rivelazione pubblica, destinata da Dio a tutti gli uomini, e perciò affidata alla Chiesa come pubblica società; il che esclude qualsiasi forma di rivelazione privata. Infine è da notare che, secondo la dottrina cattolica, la rivelazione pubblica si è chiusa per sempre con il decesso dell’ultimo degli Apostoli. Il contenuto concettuale del termine D. è già visibile nel Nuovo Testamento, specialmente nelle epistole di Paolo, in cui la religione cristiana è presentata (I Timoteo 6, 20; II Timoteo 1, 13) come un deposito termine giuridico per indicare una cosa che il legittimo proprietario affida ad un altro quale suo procuratore. D. e teologia non si identificano: infatti la teologia è in tutta la sua estensione un ulteriore studio umano scientifico dei D. e delle altre cose proposte dalla Chiesa, anche non come D. Dei due elementi che costituiscono il concetto di D., il primo è praticamente condiviso da tutte le chiese cristiane, salvo discriminazioni critiche e teologiche circa il rapporto tra testo scritturale e definizione dogmatica; invece il secondo (definizione ecclesiastica) è all’origine di molteplici polemiche dottrinali causate dalle diverse interpretazioni del concetto ecclesiale e del valore della tradizione ecclesiastica. La Chiesa greco-ortodossa, oltre ad accogliere in blocco la Scrittura con le sue implicazioni dogmatiche, accetta tutti i D. emanati dai primi concili ecumenici fino alla separazione di Fozio; anche la Chiesa anglicana recepisce i vari D. sanciti fino alla sua separazione da Roma sotto Enrico VIII. Nel luteranesimo, ed in genere nelle maggiori correnti protestanti, il D. assume un aspetto più soggettivo in funzione dell’interpretazione individuale della Scrittura, così che esso, più che un fatto strettamente teologico, diventa la manifestazione di una professione di fede. Per sua natura la dottrina cattolica è oggettivamente immutabile; ma la storia dimostra che la Chiesa è arrivata per gradi alla definizione di molti D. La Chiesa cattolica passerebbe alla proposizione dei D. evoluti senza indurre cambiamento essenziale nella Rivelazione, ma limitandosi ad esporre in termini chiari quello che nella rivelazione così intesa è contenuto implicitamente. La determinazione dell’esatto significato della parola “implicitamente” ha già creato notevoli dissensi fra gli stessi teologi cattolici, in quanto molti non ammettono che la Chiesa possa definire la fede divina, cioè come D. propri, le conclusioni teologiche propriamente dette, ma sostengono che tale definizione è soltanto di fede ecclesiastica, perché solo “virtualmente” rivelate. Accanto ai D. che riguardano Dio, Cristo e l’uomo (trinità, incarnazione, redenzione, Cristo uomo Dio, ecc.), a partire dal concilio di Trento, la chiesa cattolica, in contrasto con il mondo protestante, ha introdotto nuovi D. riguardanti Maria (verginità ante partum, in partu et post partum, 1555; immacolata concezione, 1854; assunzione, 1950) ed il pontefice romano (infallibilità, 1870). La critica razionalista, avviata nel XVI secolo, considera il d. come una elaborazione arbitraria della chiesa cattolica, che avrebbe via cia assorbito, nel decorso dei tempi, argomenti e motivi della cultura moderna totalmente estranei al messaggio evangelico. Harnack (1885-90) sostiene l’influsso della filosofia greca nella formazione dei D, mentre altri ricorrono alla religiosità orientale ellenistica, di cui furono frutto i culti misterici e la gnosi. In campo cattolico la storiografia dogmatica denuncia tuttora una mancanza di sintesi storica, frutto e conseguenza di un orientamento verso uno studio monografico di questioni particolari.

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