Dizionario dell’esoterismo – da Dol a Dru

di Gianni Commenta

 Dolmen: Deriva dal bretone dol, tavola, e min, pietra, col quale si identificano le costruzioni fondate sul sistema trilitico, sia nella forma più semplice dei quattro ortostati sormontati da una lastra orizzontale sia in forme più complesse nella pianta, tipo poligonale o circolare. L’enorme diffusione induce a pensare che si trattasse di un fatto architettonico spontaneo in un contesto primitivo, ed a rifiutare la tesi monogeista. Uno sviluppo particolare è dato dalla partizione dell’ambiente originario in corridoio di accesso ed in camera propriamente detta. Comune a molti D. è un foro praticato su una lastra laterale, forse per la rimozione delle lastre di chiusura. Dal punto di vista geografico si possono distinguere tre aree di diffusione: atlantica (Spagna, Portogallo, Francia ed Irlanda), mediterranea centrale (Nordafrica, Siria, Palestina, Malta ed Italia), mediterranea orientale (costa bulgara e Crimea). La destinazione di tali costruzioni era soprattutto funeraria, per le sepolture di inumati, come dimostrano quelli ritrovati in vere e proprie necropoli, come a Dalma in Palestina ed a Roknia in Algeria.

Doppio: Nella scrittura e nello studio dell’ egittologia il termine è sinonimo di ombra che, insieme con l’akh ed il ba, era considerato uno dei tre diversi aspetti dell’anima. Corrispondeva alla forza vitale che, generata insieme all’essere umano, sopravvive alla morte di questo nutrendosi delle offerte sacrificate al defunto da parte dei viventi. Il concetto di D. venne poi adottato dalle dottrine esoteriche e magiche, talvolta identificandolo con il Corpo Astrale. Nelle cultura primitive, ed in senso ben diverso, il D. (o riflesso) era rappresentato dalla Madre Terra comparata all’Essere Supremo, ed in tal caso figura complementare e quindi positiva o buona. Talvolta però la terra è posta in opposizione all’Essere Supremo, e quindi risulta essere negativa o cattiva.

Dossologia: Termine derivato dal greco. Denominazione della formula liturgica usata per glorificare Dio, Cristo e la Trinità. La D. maggiore o Gloria in excelsis venne introdotta nel rito della mesa già nel II secolo e, prima d’essere definitivamente fissato, il suo testo conobbe numerose versioni. Nel medioevo venne amplificato con sviluppi dottrinali, devozionali e musicali. La D. minore o Gloria Patri, di probabile derivazione evangelica, entrò nell’uso al termine dei Salmi nel IV secolo, e possiede una ricca documentazione soprattutto epigrafica. Altre D. di minore importanza sono: Per ipsum, presente nel canone romano della messa; Et est tibi Deo Patri, propria del rito ambrosiano. Al contrario della pluralità delle D. latine, il rito bizantino non ammette che il Gloria in excelsis, ma soltanto alla fine delle laudi od alla compieta.

Druidi: Dal celtico dru, intenso, e uid, sapere: cioè il saggio. Classe sacerdotale presso gli antichi popoli celtici della Gallia, della Britannia e dell’Irlanda. Al tempo di Giulio Cesare comprendevano, oltre ai D. veri e propri, anche i vari indovini ed i bardi; esistevano anche le druidesse. Essi presiedevano ai sacrifici, talvolta anche umani, ed alla raccolta del sacro vischio effettuata con un falcetto d’oro. Fautori di una politica ferocemente antiromana, avevano funzioni di carattere giudiziario, pedagogico e medico. Combattuti da Augusto e da altri imperatori, i D. sopravvissero per secoli, soprattutto in Britannia ed Irlanda. Ne parla anche Cesare (De bello gallico, VI 16). Strabone (IV 4) afferma che, per i D., “l’anima è indistruttibile, e così pure il cosmo; ma un giorno il fuoco e l’acqua avranno il sopravvento”.

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