Oggi parleremo di lapidari che sono una specie di manuali descrittivi sulle pietre, simili agli erbari per le specie vegetali e ai bestiari per gli animali, e che in tempi passati descrivevano caratteristiche e virtù.
Questi lapidari nacquero inizialmente come ammassi di nozioni indefinite e vaghe, inizialmente trovate nei poemi dell’India e della Grecia, tra l’altro i primi scritti non erano da considerare lapidari veri e propri, ma con il passare del tempo la civiltà ha assunto forme ben definite ed oggi si può parlare di vari tipi di lapidari, suddivisibili per epoche e per luoghi d’appartenenza.
Seguendo un certo ordine, riguardante la stesura di questi testi possiamo suddividerli:
Lapidari orientali: indiani e cinesi
Lapidari classici: Greci, romani e a tipologia pagana
Lapidari alessandrini: glittici e classici a tipologia cristiana
Lapidari medievali: mistici e di tipo classico cristiano
Lapidari arabi: arabi e classici arabizzati
I lapidari orientali, sono fondamentalmente magici, ma considerano anche il valore commerciale della pietra, i pregi e i difetti.
Il lapidario indiano invece è caratterizzato dalla convinzione che le pietre sono un dono o castigo di una divinità e perciò, secondo i casi, apportatrici di fortuna o sventura.
Nella Cina le virtù magiche delle gemme avevano profonde radici e tutto ciò che parlava di poteri arcani prese piede. Queste nozioni erano tramandate oralmente poiché la religione di Confucio ha sempre allontanato ogni opera di questo genere. I Cinesi, lavoravano un materiale che chiamavano yu ed è lo stesso che noi oggi chiamiamo giada vale a dire pietra dei reni poiché si era soliti usarla come amuleto e mezzo di cura per le malattie renali.
I lapidari classici occidentali conservano una linea di studio più obiettiva, naturalistica, basata sulle caratteristiche naturali di ciascuna pietra, sui luoghi d’origine, sulle qualità organolettiche e alle virtù terapeutiche.
Domani la seconda parte dei Lapidari.
Fonte | Materterra