Civiltà Maya, tra storia, cultura, profezie e scienza

di Gianni 1

 Gli studiosi ritengono che nei grandi centri civico-cerimoniali circolasse un gran numero di manoscritti e questa ipotesi è avvallata dalle asserzioni del vescovo Diego de Landa.

Purtroppo ai giorni nostri restano solamente quattro testi noti come i Codici di Dresda, Codice di parigi, Codice di Madrid e Codice di Grolier, solo frammentario.

Il più antico dei quattro codici è quello di Dresda, risalente approssimativamente al XIII secolo d.C. e somiglia molto ad un trattato di divinazione e astronomia.

Il codice di Parigi può avere una datazione all’incirca del periodo di Mayapàn ed è composto di molte profezie e divinazioni, oltre ai cicli di cinquantadue anni e alle cerimonie patronali.

Quello di Madrid, invece, contiene molte analogie con le pitture murali di Tulum e Tancah e si pensa sia stato prodotto in quell’area, riporta almanacchi e oroscopi ed è il codice più recente.

Il Grolier è antico come quello di Dresda e contiene un ciclo calendariale completo del pianeta Marte, oltre alla rappresentazione di dei maya-toltechi.

Molti studiosi ritengono che i Maya, sparsi un un esteso territorio, si fossero dati appuntamento per un “congresso” a Copàn, per riformare il calendario che iniziava con il nome di Pop e rimediare agli errori dei precedenti 52 anni. La persenza della stessa data su monumenti maya molto distanti tra loro avvalora questa tesi.

I primi spagnoli che arrivarono nello Yucatan notarono che c’erano segni evidenti dell’esistenza di una strada rialzata che collegava le antiche città tra loro, ma molti spostamenti avvenivano anche attraverso le vie fluviali. Sarebbe quindi possibile l’ipotesi avanzata.

I Maya hanno incrementato loro stessi l’aria di mistero che li circonda non lasciando nelle loro iscrizioni nomi o quanto possa servire a capirli e decifrare la loro vita. La maggior parte di ciò che oggi sappiamo è dovuto a deduzioni o agli uomini di Dio che, arrivarono nelle loro terre a seguito dei conquistadores.

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