Superstizione, un mondo dentro la Terra – parte III

John Cleves Symmes era un ex soldato interessato alle scienze naturali che in una lettera indirizzata a tutto il mondo e spedita a politici e governanti, si diceva disposto ad esplorare l’interno vuto della Terra.

L’uomo sostenava che all’interno della crosta terreste c’erano diverse sfere solide concentriche e che vi si poteva abitare. Symmes dichiarò che avrebbe, attraverso una pubblicazione, fatto conoscere i dettagli e cercava cento uomini coraggiosi per affrontare l’impresa.

Era convinto che avrebbero trovato una terra  ricca e fertile con animali e vegetazione rigogliosa, non sapeva se uomini. Invece di collaborazione trovò derisione e Symmes e le sue teorie furono pubblicamente derise sulla stampa di tutto il mondo.

Symmes utilizzò le sue conoscenze e le deduzioni religiose, scientifiche, astronimiche per dare fondamento alle sue idee. Secondo lui c’erano cinque mondi di cui solo uno conosciuto, il più esterno.

Secondo l’ex soldato ai due poli della Terra ci sarebbero state le aperture attraverso le quali si poteva andare nei mondi sotterranei, caldi e accoglienti, riscaldati dalla luce solare che entrava dalle cavità.

Le sue conferenze e parole attirava i curiosi, suscitavano divertimento e sottile interesse, ma non il denaro necessario a lanciarsi nell’impresa

Superstizione, il tredici funesto

La superstizione legata a questo numero ancor oggi è molto radicata tanto che in alcuni alberghi non esiste una camera con questo numero e talvolta nemmeno il piano! Alcuni comuni non lo assegnano come numero civico e alcune persone quando organizzano cene stanno ben attente a non essere in tredici commensali.

La superstizione per il tredici viene chiamata triscaidecafobia e pare abbia origine dall’ultima cena in cui i commensali erano appunto tredici e Gesù fini sulla croce tradito da Giuda.

Gesù fu crocifisso nel giorno che si ritiene funesto per eccellenza, venerdì tredici. Un’altra meno nota probabile origine per la triscaidefobia è la dea vichinga Freya, dalla quale deriva il nome del venerdì nelle lingue celtiche.

Il lago Titicaca e gli dei Inca, credenze antiche – parte II

La distanza della città dal lago potrebbe anche essere stata causata da un innalzamento del terreno. Queste due ipotesi possono essere giusitificate solo da una grande catastrofe e alcuni studiosi ritengono che la città di Tiahuanaco esistesse già diecimila anni fa, quindi tutto comacerebbe con le informazioni che si hanno su Atlantide, il continente perduto.

Ci sono parecchie teroie a riguardo, una delle quali prende in considerazione la possibilità che la città fosse a quel tempo il porto di una civiltà estesissima, per questo il luogo era chiamato “continente”. Era forse la città di un impero che si estendeva non dentro il lago, ma all’esterno, nelle sue vicinanze.

Una decina di anni fa un inglese, Jim Allen, dopo aver studiato le cartine antiche andò nella zona e potè verificare che, man mano che ci si allontanava dalla costa del Pacifico le civiltà erano sempre più antiche. E non è l’unico a crederlo.

La montagna sacra tibetana, credenza religiosa

Nel Tibet occidentale, una delle regioni più alte e desolate della Terra, nell’aria pura e incontaminata, svetta la catena del Kailas. Il monte Kailas è da sempre il luogo più sacro per le popolazioni asiatiche. Attorno a questa vetta si trova la ricca e complessa cosmologia di ben quattro diverse religioni.

I fedeli si recano sulle pendici del monte, coperte di ghiacci da oltre un millennio in pellegrinaggio. Il santone tibetano Milarepa, che visse nel 1000 scrisse che la profezia del Budda  diceva una assoluta verità.

Quale sarebbe? Che il monte Kailas, bianco di neve, è l’ombelico del mondo e il luogo dove “danzano i leopardi nella neve”. Molte popolazioni e civiltà hanno l’idea che montagne o luoghi siano l’ombelico del mondo, accade anche in America per i Navajo, per esempio.

Processi agli animali criminali, credenze del medioevo

Nel medioevo non era insolito pensare che le persone potessero essere in grado di fare metamorfosi e trasformarsi in animali, oppure essere preda del Demonio, ma pensare di processare degli animali per crimini commessi poteva solo essere prerogativa di quei tempi lontani.

Nell’Europa Medioevale almeno una quarantina di maiali furono dichiarati colpevoli i infanticidio e condannati a morte tramite impiccagione. Le accuse di solito erano basate su “incidenti” realmente avvenuti, come ad esempio un bambino piccolo che entrava nel recinto dei maiali e veniva morsicato o calpestato.

Non venivano mai puniti i genitori che avevano lasciato il bambino libero di girovagare in luoghi pericolosi, bensì l’animale, come se potesse avere una coscienza. A proposito, in questi casi si dice fosse stato preso un “capro espiatorio” perchè all’inizio le colpe venivano date ad una capra, ed era lei ad essere giustiziata.

Supertizioni nella vita quotidiana, presagi e scongiuri

Le superstizioni sono molto presenti nei momenti cruciali della vita, ma si trovano anche in piccoli gesti della quotidianità. Divresi esempi li troviamo nell’ambito dell’abbigliamento. In Ungheria porta sfortuna fare rammendi su abiti mentre vengono indossati per paura che il Diavolo pensi che sia un sudario e venga a prendersi l’anima. Se ripari un abito addosso devi masticare un filo così il Diavolo capirà che sei vivo.

In Francia se per sbaglio indossi un indumento alla rovescia dovrai portarlo così per tutto il giorno altrimenti perderai la fortuna che per quel giorno si porta con sé. In Inghilterra porta sfortuna un bottone cucito troppo strettamente. Sempre nell’isola britannica porta sfortuna raccogliere un guanto che ti è caduto, ma se lo raccoglie un altro è il contrario.

In Scozia il primo raffreddore di un bimbo è quello che lo libera dalla potestà delle fate, in America, invece, se tossisci mentre parli vuol dire che stai mentendo! Qui e in Inghilterra se rabbrividisci vuol dire che qualcuno ha camminato sulla tua futura tomba. Da noi porta sfortuna appoggiare il cappello sul letto.

La vera storia di Dracula, principe di Valacchia – parte II

La storia di Dracula, grazie soprattutto alla stampa, che andava diffondendosi, i racconti delle terribili azioni del sovrano vennero raccontate mentre era ancora in vita, ma soprattutto appena dopo la sua morte. Era il soggetto preferito di opuscoli e libelli che circolavano tra le classi colte.

Uno soprattutto può essere ritenuto il capostipite di una certa narrativa dell’orrore. Si intitolava “La storia sconvolgente di un MOSTRO e di un FORSENNATO chiamato Dracula, che commise azioni barbare come uccidere gli uomini infilzandoli su pali, facendoli a pezzi come cavoli, cuocendo vivi madri e figli e costringendo uomi al cannibalismo”.

Il pubblico sembrava gradire i macabri racconti, tanto che le tirature erano alte. Si potrebbe persino ritenere Dracula la prima celebrità internazionale creata dai “mass media”, ma nonostante i suoi misfatti Vlad rimane nella tradizione rumena come un eroe  per aver respinto gli invasori.

I servi del Diavolo e la peste, superstizioni dell’antichità

Nel 1400 ci fu in Europa un’improvvisa epidemia di peste e le persone erano convinte che la colpa di questo fosse da attribuire ad un Vampiro. In tempi assai remoti era nata la leggenda che i vampiri fossero accompagnati da una gran puzza che presagiva la morte, o la malattia. Nel 1196 William di Newburgh, un cronista ed ecclesiastico inglese scrisse che “l’aria divenne immonda e corrotta mentre vagava quel corpo fetido e pervertito, così che scoppiò una terrbile peste”.

Le sue parole avrebbero dovuto spiegare l’epidemia che ebbe fine solo nel momento in cui due uomini risumarono il cadavere di quello che era riteuto un vampiro e lo infilzarono con una vanga per poi bruciarlo. La peste cessò subito dopo questo rito, così raccontarono.  Fu solo alla fine del 1800 che scoprirono i veri motivi delle epidemie di peste.

Nel medioevo, durante la moria umana tantissimi topi morivano, ma le persone erano convinte che contraessero la malattia dagli umini, invece era proprio il contrario. I topi, anche se non erano ritenuti responsabili della malattia, facevano orrore ed erano ritenuti “servi del diavolo” degni compari dei vampiri.

Superstizione, un mondo dentro la Terra – parte II

I greci si chiedevano costantemente cosa vi fosse nel mondo sotterraneo, uno dei loro miti raccontava del vano tentativo di Orfeo di riportare indietro dall’Ade la sua sposa Euridice. Omero immaginò che un giorno sarebbe stato possibile esplorare l’Ade e il filosofo Platone scriveva che nel sottosuolo ci sono gallierie larghe e strette con al centro un dio.

Gli egiziani asserivano che ci fosse un regno infernale sotterraneo e in seguito anche i cristiani ebbero il loro Inferno, descritto anche da Dante nella Divina Commedia. Non essendo la scienza a spiegare certi fenomeni, l’uomo sviluppò la superstizione. Quando poi gli studiosi cominciarono a fare chiarezza molti di questi miti vennero spiegati, ma il mondo sotterraneo non fu mai dimenticato.

Uno dei primi studiosi d occuparsi della Terra fu Edmund Hallet, osservatore che scoprì l’omonima cometa. Compiendo studi sui campi magnetici terrestri scoprì che non ve n’era uno solo e che in ogni caso cambiava nel tempo.

Superstizione, un mondo dentro la Terra – parte I

L’uomo nel lontano passato è vissuto nelle caverne per moltissime generazioni e fin dall’inizio, con le incisioni rupestri, ha esplorato i profondi recessi della Terra e si è interrogato sui suoi misteri.

Un’idea lo ha assillato da sempre l’idea di una vita sotterranea. Come prima cosa c’è da considerare che nelle caverne vivevano gli animali feroci e l’ìuomo, per andare a ripararvici, doveva prima liberarsene. Per questo il buio e le profondità della Terra sono state associate alla morte, a Satana, ai draghi e a tutto ciò che è soprannaturale.

Quando poi la mente cominciò a svilupparsi, insieme alla coscienza, l’uomo cominciò a domandarsi sull’universo e il mondo sotterraneo cominciò ad esercitare un fascino pari quasi a quello provato verso il cielo.

Maria Teresa d’Austria e la superstizione nel suo tempo

Nel XVIII secolo in Europa  centrale regnava l’ignoranza e le persone erano terribilmente superstiziose. Erano tantissime le condizioni e i fatti inspiegabili a cui, per ignoranza, non sapevano dare risposta. In questo panorama si distinse l’arciduchessa d’Austria e regina di Ungheria e Boemia.

Divenne un punto fermo di razionalità. Fu nel gennaio del 1755 che Maria Teresa venne a conoscenza di un fatto: un vampiro nella Moravia scatenava il panico e con l’approvazione del cleso il popolo era riuscito a far riesumare  alcuni corpi per farli decapitare e bruciare.

Era proprio l’ingoranza di quest’ultimo a far dilagare la superstizione e la paura. L’arciduchessa, per capire e spiegare quei fenomeni, si affidò alla cooperazione e consulenza del suo medico, l’enimente scienziato Gerard van Swieten.

Kaigh, il nyanga e la trasformazione dei giovani in sciacalli

 Frederick Kaigh era un medico del XX secolo che poco c’entrava con le esplorazioni tra il Congo Belga e la Rhodesia. Lui però si sentiva un esploratore e mezzo nudo, appollaiato su un albero intendeva godersi lo spettacolo di una danza segreta.

Lo stregone nyanga arrivò e cominciarono a rullare tamburi. Era travestito da sciacallo e aveva delle strisce di pelle dell’animale attaccate in vita ad una specie di cintura. Kaigh osservava in silenzio. Il capo dello stregone era coperto da una maschera raffigurante appunto uno sciacallo.

Dopo aver bevuto una pozione cominciò a ad ulurare come un animale a cui rispondevano dalla giungla mentre danzava ad un ritmo sempre più vorticoso, nonostante l’età avanzata. Alla fine esausto cadde in trance con la bava che gli usciva dalla bocca.

L’evocazione degli spiriti nelle tribù indiane

In parte ne abbiamo già accennato: la tradizione degli indiani del Pacifico nord-occidentale insegnava loro che in ogni animale, cioè racchiuso dentro nella sua pelle, c’era lo spirito di un uomo.

Forse per questo gli indiani portavano rispetto a tutte le creature viventi e anche se le uccidevano per procacciarsi il cibo poi davano loro una degna fine in modo che i lori spiriti potessero informare i loro simili sul trattamento ricevuto.

Non è molto chiaro se spirito dell’uomo e spirito dell’animale convivessero all’interno dello stesso corpo di animale! visto come viene riportato questo loro modo di pensare ed agire.

Malocchio, la superstizione per eccellenza: come difendersi

Nessuno sa esattamente dove abbia avuto origine la più diffusa, e si ritiene antica, pratica del malocchio. Milioni di persone in tutto il mondo ci credono  e sono convinte che altri possano far loro del male solamente attraverso uno sguardo malevolo.

Si presume, anche se non è certo, che arrivi dal Medio Oriente di età precristiana e da lì si sia poi propagata in tutta Europa e poi nelle Americhe attraverso l’Asia. Nelle comunità rurali è, come si può immaginare, più sentita che nelle altre.

Il potere di causare danno o distruzione, o anche solo sfortuna, deriverebbe proprio dalle profondità dell’occhio attraverso lo sguardo e sarebbe in grado di colpire sia uomini che animali, ma anche oggetti. La vittima del malocchio potrebbe morire per un incidente oppure lentamente, per una malattia.