Il serpente, simbolo universale nei sogni

Molto spesso i sogni parlano un linguaggio simbolico nel quale le immagini che rappresentano cose normali indicano un differente tipo di realtà. I sogni, i miti, le religioni e anche l’arte di ogni cultura, in qualsiasi grado di sviluppo della tecnologia sono piene di simboli.

Alcune culture ne hanno di propri a rappresentarla e sono tipici di essa. Molto spesso invece tanti popoli hanno simboli in comune. Questi vengono chiamati “simboli universali” ed hanno un significato che trascende i popoli.

Tre sono i simboli più comuni al mondo e sono il serpente (drago o biscia), l’acqua e il fuoco.

I sogni, secondo Ippocrate, Socrate e altri filosofi

Ippocrate, come tanti medici anche nei giorni nostri, era convinto che ci fosse una connessione tra la mente umana e il corpo e che i sogni rendessero possibile avere indizi sulle condizioni fisiche dell’individuo.

Pensava che sognare il colore nero fosse il sintomo di un’infermità mentre il sogno di volare significava alienazione mentale, secondo lui i sogni potevano anche preannunciare malattie.

Altri filosofi greci, come ad esempio Platone, abbandonarono l’idea di curare con l’utilizzo di agenti esterni. Questi ipotizzò che dai sogni si potesse capire se la vita dell’individuo era equilibrata.

Le tribù indiane e i sogni in incubazione

Molte tribù indiane insegnavano ai loro bambini a cercare il favore degli dei attraverso le visioni e i sogni. A volte le ragazze potevano considerare finita la loro ricerca quando arrivavano alla pubertà e quindi potevano a loro volta avere dei figli.

In alcune tribù le visioni dei sogni sono assolutamente necessarie per avere una vita di successo. Nella tribù dei indiani Crow chi non era in grado di fare sogni di una certa rilevanza poteva acquistare qualcosa, come ad esempio un canto o una musica, che un altro aveva ricevuto in sogno.

Per fare in modo di avere visioni e sogni in età adulta, molte tribù utilizzavano la pratica dell’ “incubazione”.

Gli indiani d’America e i sogni

Tutte le tribù americane “primitive” credevano ai sogni e basavano la loro vita su di essi. Era in base ai sogni che organizzavano la caccia , la pesca, il commercio e tutte le loro altre attività. Ai sogni sacrificavano ogni cosa perchè da questi ne ricavavano presagi.

Secondo questi popoli i sogni erano la sorgente e il fondamento della spiritualità. Un gesuita vissuto nel 1600 affermava che il sogno presiedeva a feste, danze, canti e giochi ed era la divinità principale delle popolazioni indigene. Gli indiani erano fermamente convinti che durante i sogni l’anima vivesse in un altro mondo, un regno indipendente dal corpo.

Per loro erano così veri i sogni che se per esempio un Cherokee veniva morso da un serpente in sogno al risveglio andava a farsi curare. I sogni si dividevano in due: quelli comuni, di cui non tenevano conto e quelli che ritenevano avessero un significato.

Interpretazione dei sogni per gli antichi – parte II

Molte delle divinità degli antichi Romani e Greci, come l’unico Dio degli Ebrei, si servivano dei sogni degli uomini per parlar loro. Per i greci Zeus si serviva di Hypnos, il dio del sonno e di suo figlio Morfeo, dio dei sogni, per inviare i suoi messaggi ai comuni mortali.

I comuni mortali però non erano in grado di capire i sogni e cosa questi volessero dire, si rivolgevano così a persone che ne erano capaci, veggenti o interpreti che sapevo comprenderli. Elaborarono persino dei riti che potessero servire a propiziare i sogni a cui attribuivano proprietà terapeutiche.

I malati si recavano nei templi e in special modo a Epidauro dove c’era quello di Esculapio, nella speranza che il dio della medicina andasse a visitarli nel sonno.

Interpretazione dei sogni per gli antichi – parte I

Percorriamo i tempi antichi alla ricerca dell’interpretazione dei sogni che ne facevano le popolazioni di quei tempi. Un concetto molto particolare e intenso l’avevano i Pokomam del Guatemala che, come tante altre tribù di quella regione erano convinti che l’anima durante la notte uscisse dal corpo dormiente e se ne andasse in giro. Ciò che faceva veniva registrato come “sogno”.

Per gli Zulù attraverso i sogni gli spiriti degli antenati valutvano le azioni fatte dai vivi e comunicavano loro approvazione o disapprovazione. Una volta lo scrittore Laurens van der Post chiese di parlare dei sogni ad un anziano, questi gli rispose che: “è una cosa molto difficile perchè c’è sempre un sogno che ci sta sognando“.

Per i popoli occidentali sonno e veglia sono ben distinti tra loro e sono più concentrati sull’interpretazione del sogno che altro, nel tentativo di svelarne i misteri e capire cosa vogliano dire.

Don Bosco e i suoisogni profetici

Sono stati molti i personaggi biblici che hanno avuto in sogno messaggi da Dio. In tempi un pò più recenti  possiamo ricordare un molto devoto bambinetto di circa nove anni Giovanni Bosco, che fece un sogno che più tardi ritenne profetico.

In quel sogno Giovanni prendeva a pugni una banda di ragazzini cattivi perchè bestemmiavano, ma quando stava per farlo gli apparve un uomo, una figura luminosa che lo spronò a convincere i ragazzi non con la violenza, ma con la dolcezza.

Giovanni aveva chiesto alla figura luminosa chi fosse e questo aveva risposto che era figlio della donna che il ragazzino pregava tutte le sere, in pratica della Madonna. E allora lui era Gesù. In seguito ebbe anche l’apparizione della Madonna stessa.

La premonizione della tragedia del Titanic

Il romanziere Graham Green aveva solamente cinque anni quando vi fu il disastro del Titanic, ma ancora sessant’anni dopo ricordava perfettamente di aver fatto un sogno a riguardo e ne parlò nel libro “Una specie di vita”, sua autobiografia. Una scena del sogno lo aveva colpito particolarmente.

Aveva avuto l’immagine di un uomo in tuta impermeabile che era piegato in due vicino ad una scaletta e che veniva investito da un’onda gigantesca. Ma Green non fu il solo. Anche un commerciante J. Connon Middleton di Londra, che aveva prenotato una cabina per sé sul transatlantico sognò la catastrofe e particolari sinistri, per questo decise di rimandare il viaggio, salvandosi.

Middleton fece lo stesso sogno per due notti di seguito, nel quale vedeva affondare il famoso Titatinic e vedeva attorno alla nave che colava a picco persone che tentavano disperatamente di salvarsi dal naufragio. Ben altri diciannove casi di precognizione sono stati registrati.

L’animus nei sogni di una donna e la chiave d’oro

L’animus rappresenta nelle donne il principio maschile e una signora di trentacinque anni lo sognava la notte. La donna raccontò che nel sogno era seduta sul divano di casa sua a guardare la televisione e nel film l’uomo che impersonava il marito della protagonista era un tipo molto affascinante.

Al punto che pensò che le sarebbe piaciuto molto trovare nella vita reale un uomo di tale “spessore spirituale“. Proprio nell’istante in cui esprimeva il suo pensiero l’uomo usciva come se niente fosse dallo schrmo del televisiore e le si avvicinava sorridendo per poi porgerle una chiave dorata. La donna prese la chiave sbalordita mentre l’uomo tornava come se niente fosse all’interno del televisore.

La spiegazione che venne data alla donna di questo sogno furono le sue difficoltà nei rapporti maschili. In pratica veniva accusata di essere dura e aggressiva, cosa per cui era rimproverrata spesso.

Sogni, l’impiccagione prevista del maggiore Andrè

Era il 1774 e Cunningham si trovava in Inghilterra insieme al compagno di viaggio Newton. Stavano aspettando che arrivasse una loro comune amica, la poetessa Anna Seward e nell’attesa Cunningham si mise a raccontare all’amico del sogno che aveva fatto la notte precedente.

In realtà aveva fatto due sogni. Nel primo aveva visto avvicinarsi un uomo a cavallo e mentre lo osservava da dietro un cespuglio erano sbucati altri tre uomini che lo avevano bloccato per poi perquisire le tasche e stivali del cavaliere. Dopo di ciò lo avevano fatto prigioniero.

Cunningham a quel punto si era svegliato. Quando era riuscito a riaddormentarsi aveva di nuovo sognato. Stavolta però si trovava in una piazza, circondato da una folla di persone che stavano assistendo ad un’impiccagione. L’uomo che stava per essere giustiziato era proprio quello che aveva visto essere fatto prigioniero nel primo sogno.

Il sogno di un assassino, monsignor de Lanyi

La notte del 24 giugno del 1914 il vescovo di Grosswardin, in Ungheria, monsognor de Lanyi, fu svegliato da un terribile incubo. Il prelato in passato era stato il tutore di Francesco Ferdinando arciduca d’Austria. Nel sogno che aveva appena fatto trovava sul suo scrittorio proprio una lettera del suo allievo.

La missiva era indirizzata a lui e aprendola all’interno vi aveva trovato una scena come di una cartolina illustrata che mostrava una strada molto affollata e di lato un vicolo che vi si immetteva. In una automobile parcheggiata a lato c’erano tre uomini della scorta e l’arciduca con sua moglie.

All’improvviso nel suo sogno la cartolina si era animata e due uomini erano usciti dalla folla per dirigersi verso la macchina e sparare alla famiglia reale. Un pò più sotto al disegno il prelato lesse la frase “Caro dottor Lanyi con la presente la informo che io e mia moglie saremo vittime di un assassinio. Ci raccomandiamo alle sue preghiere”.

I sogni, parte della realtà per gli antichi cinesi e i buddisti – II

Quando Yasoda vide l’universo intero nella bocca di Krishna si spaventò tanto che si chiese  se tutto fosse un sogno o un’illusione fabbricata da Dio, o ancora un’allucinazione della sua mente.

Qual era la sua vera esistenza?, si chiedeva, quella che viveva, o quella che vedeva? Questo problema del sogno dentro la vita o della vita dentro un sogno non è stato preso in considerazione solo dai pensatori orientali, ma anche dagli antichi filosofi greci.

Ad esempio nel Teeteto di Platone, Socrate domanda che prova si potrebbe addurre per dimostare a qualcuno che ci chiede se siamo svegli oppure dormiamo. Nel dialogo Teeteto ammette che potrebbero star sognando entrambi e Socrate afferma che si può persino discutere su questo.

I sogni, parte della realtà per gli antichi cinesi e i buddisti – I

Li Yuan Chou era un professore dell’Accademia Imperiale fiorita  tra il XII e il XIII secolo e sosteneva che gli stati di veglia e di sonno coesistono nello stesso individuo. Ci doveva essere quindi un “punto di contatto” tra i due.

Secondo il professore però ognuno dei due stati, sonno e veglia, rappresneta un mondo a sé ed è tanto reale quanto falso e questo perchè durante la veglia la persona non è consapevole del sogno e durante il sogno non è consapevole della veglia.

Il sogno è destinato a svanire al risveglio, così come la realtà è destianta a svanire nel sonno. L’antica letteratura cinese è densa di riferimenti ai sogni e alla relazione di questi con la realtà. I buddisti consideravano i sogni  parte integrante della realtà.

Gli antichi, Freud e i sogni degli uomini

Gli uomini si sono sempre chiesti quale senso e significato avessero i sogni e ciò che nascondevano. Nel Talmud ebraico c’è scritto che un sogno non interpretato è come una lettera indirizzata all’io e mai letta.

Gli antichi raccolsero in libri i sogni più comuni che l’uomo faceva e cercarono di dar loro un’interpretazione. Chi interpretava sogni ha sempre fatto grandi affari. Al giorno d’oggi vengono raccontati solamente all’analista oppure al banco del Lotto, per giocarci i numeri.

In passato i sogni erano tenuti molto più in considerazione tanto che parecchi personaggi importanti della storia hanno detto di essersi lasciati guidare dai loro. Alcuni esempi? Alessandro Magno, cartesio, Robert Louis Stevenson, Elias Howe.