Case infestate curiose? In Italia ne abbiamo diverse. E va detto che tra di loro esistono delle strutture capaci di mettere i brividi anche a coloro che amano l’horror come genere cinematografico.
Case infestate e monasteri sanguinari
Anche perché un conto è guardare case infestate su uno schermo, altro è visitarle dal vivo con il terrore di poter fare incontri soprannaturali. Prendiamo ad esempio il Monastero maledetto dei Monaci del Diavolo a Sicignano degli Alburni. Qui già il solo nome è abbastanza per avere incubi di notte. Conoscerne la storia non aiuta certamente a dormire meglio.
Questo monastero, dobbiamo precisarlo, è raggiungibile solo a piedi. In diversi raccontano di aver visto passeggiare tra le rovine una figura incappucciata. Anche recentemente. La struttura venne costruita nel 1600, ma intorno alla metà del secolo successivo si racconta che un monaco macchiò di delitti così atroci da far guadagnare all’edificio il suo attuale nome.
Storia vuole che un viandante affamato e malato arrivò al monastero dove venne accolto e curato. L’uomo divenne un tutto fare e arrivò a prendere anche i voti. In seguitò però si innamorò, ricambiato, di una ragazza. Quando gli altri monaci li scoprirono, torturarono lei fino ad ammazzarla accusandola di essere una strega. Lui venne invece imprigionato.
Una volta liberato, con molta probabilità, non solo si vendicò date le “morti accidentali” verificatesi nel monastero, ma diversi strani decessi si verificarono anche nei villaggi vicini. Si parlò di superstizione fino alla morte di un uomo che, con sua moglie, cercò rifugio per la notte. Ritornò solo lui dal Monastero e con il cranio rotto. Il re, dopo l’accaduto, inviò i suoi uomini al monastero e fece impiccare il monco. Lo stesso che si aggirerebbe ancora tra le rovine. Insieme all’uomo dal cranio fracassato. Tra le case infestate italiane è senza dubbio una delle più spaventose.
La Malcontenta e donna Elisabetta Dolfin
Villa Foscari a Mira presenta un storia meno sanguinaria, ma manifestazioni impossibili da non considerare se si parla di case infestate. Questa struttura è conosciuta anche come “la Malcontenta“. Essa divenne luogo di esilio di Elisabetta Dolfin, accusata di presunte infedeltà dal marito Nicolò Foscari. La donna fu costretta a passare gli ultimi trent’anni della sua vita praticamente in semi clausura. I racconti della gente del luogo vogliono che la donna ancora oggi sia presente nell’abitazione e più di sovente nel giardino posteriore e nella stanza di Armida. Parliamo di una bellissima donna dai capelli rossi e dalla pelle chiara. Vestita di un lungo abito nero decisamente scollato. C’è chi racconta di aver visto una figura evanescente e chi una molto nitida.