Intorno all’anno 1.000 a.C in Scandinavia ci fu un grandissimo incendio che proverebbe, senza ombra di dubbio, leggenda che si narra sulla presenza del drago. L’evento scatenante parte, nemmeno a dirlo, da un uomo cencioso e vestito di stracci che, dalla spiaggia, tenta di risalire le roccie.
Questo personaggio, del tutto casualmente, finisce per ritrovarsi in una caverna piena di richezze, che viene ipotizzato appartenessero ad una tribù vissuta lì nel passato. L’oro fa gola a tutti, quindi non c’è da stupirsi se il poveraccio decide di prendersi un ricordino.
Il drago, a guardia del tesoro, dorme della grossa, e il furto riesce benissimo. Il cencioso schiavo scappa, intenzionato a portare l’oggetto del furto, una coppa d’oro, al suo padrone. Solo che il drago ha il potere della conoscenza e SA sempre tutto. Al momento del risveglio capisce subito che è stata rubata la coppa. Sente odore di “umano” e si infuria.
Esce dalla caverna, che era poi la sua tana e si dirige verso il villaggio dove è stata portata la coppa. Passa nel cielo sbattendo le ali, gridando e sputando fuoco. Le persone resesi conto del pericolo corrono fuori dalle case scovolte per ciò che sta accadendo. Le abitazioni, che erano tutte di legno, bruciano facilmente.
Era notte, ma il regno fu illuminato dal gigantesco incendio. Niente nel regno di Geat sfugge alla furia del drago, all’alba non c’è più nulla, si odono solo i lamenti del popolo. Beowulf è l’eroe della leggenda, il re che tenta di sconfiggere il drago, ma che ormai anziano ci riesce solo grazie all’aiuto di un nipote. Peccato che il povero drago era stato derubato e la sua furia poteva essere in qualche modo giustificata, anche se ha ucciso per colpa di uno tanti inocenti.
A parte questo piccolo particolare, sia il re che il drago muoiono nello scontro. Ma non sarebbe stato più semplice restituire la coppa evitando il disatro? Questa storia è narrata in un poema epico scandivano molto datato.