Qualche giorno dopo l’avvistamento avvenuto sulla baia di Chesapeak, di cui abbiamo già parlato, un altro avvistamento ebbe grande eco. Il fatto ebbe inizio all’aeroporto nazionale di Washington, situato a pochi chilometri dalla Casa Bianca.
Il primo avvistamento si verificò poco prima della mezzanotte del 20 luglio. In quell’occasione i controllori di volo captarono sette oggetti in lento movimento su due radar. A detta di Harry G. Barnes, uno dei controllori, viaggiavano ad una velocità trai 600 e i 2.000 km orari.
Barnes chiamò la torre di controllo e il radarista affermò che vedeva le sue stesse immagini. Lo stesso acadeva venti chilometri più in là, nella base di Andrews dell’aeronautica militare, nel Maryland. Alle tre ne informarono l’Air Defense Command e mezzora dopo due caccia F-94 erano in volo.
Passarono rombando sulla zona e sopra al campo di aviazione e perlustrarono il cielo, ma degli oggetti nessun segno. Appena i caccia si allontarono il segnale riapparve magicamente sugli schermi e vir imase fino all’alba. L’aeronautica non ne fece parola, ma la notizia trapelò lo stesso, e apparve sui quotidiani del mattino.
I giornalisti chiesero informazioni dettagliate, ma l’aeronautica negò di aver fatto decollare i due caccia per intercettare gli UFO. Il solito professore affermò che si trattata di inversione termica, quindi semplicemente di segnali fantasma, ma il controllore di volo Barnes non accettò la spiegazione semplicistica.
Una settimana dopo gli UFO tornarono sopra Washington, verso le ventidue e trenta. GLi oggetti non dientificati erano sei. Li vedevano anche alla torre di controllo di Andrews e Barnes chiamò il Pentagono. Si alzarono due F94 e di nuovo le luci scomparvero per riapparire all’allontanamento dei caccia. Ore dopo i due velivoli tornarono e uno dei due affermò di vedere le luci, quattro, che circondarono l’aereo. Non fece in tempo a chiedere come si dovesse comportare che le luci si allontanarono a tutta velocità. E intervenne il Presidente Truman.
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