L’astrologia è qualcosa alla quale l’essere umano crede praticamente fin dalla notte dei tempi. Ragione per la quale è curioso ricostruire il rapporto che babilonesi e romani avevano con questa particolare branca di credenze.
I babilonesi i capostipite dello studio
È importante definirla così è perché non è stato ancora provato effettivamente quanto i pianeti possano influenzare la nostra vita. Il sole e la luna in qualche modo posso farlo a livello fisiologico. Ma non è possibile dire la stessa cosa degli astri celesti. Abbiamo i babilonesi e gli assiri che, forse per primi tra i popoli antichi, diedero invece allo studio delle stelle in tal senso. È proprio in Mesopotamia, infatti, che alla fine del terzo millennio a.C. inizia lo studio degli astri e dell’astrologia. Sia per gli assiri che per i babilonesi questo aspetto della vita era importantissimo.
E lo sappiamo grazie all’Epinomide di Filippo di Opunte ma attribuito a Platone, dove l’astrologia viene considerata una arte antichissima proprio di origine babilonese. Questo popolo considerava la terra, gli esseri umani e gli eventi strettamente collegati agli astri guidati dalle divinità. Già intorno al 600 a.C. lo zodiaco era diviso in 12 parti di 30°, riconosciute con nomi di origine sumerica. Non dobbiamo dimenticare l’opera di astrologia babilonese composta da 70 tavolette Enuma Anu Enlil giunta fino a noi in accadico e sumero. Si parla di migliaia di presagi legati ad avvenimenti che possono presentarsi in corrispondenza di determinati fenomeni astrologici. E per millenni in territorio assiro e babilonese sono state presenti scuole di astrologia.
L’astrologia ai tempi dei romani
Per i popoli antichi ha sempre avuto una certa importanza. Tramandata tra le diverse popolazioni anche in virtù degli scambi culturali e commerciali. I romani vivono l’astrologia in modo molto simile a quello babilonese per quel che concerne gli avvenimenti della loro vita. Basti pensare al poema astrologico latino di Marco Manilio, “Astronomica“, risalente in un periodo compreso tra il primo secolo a.C. e il primo secolo d.C.
La conoscenza ottenuta attraverso l’astrologia è secondo lo scrittore un dono divino. A Roma la prima diffusione di questa pratica inizia nel secondo secolo a.C. dopo che la popolazione romana venne a contatto con quella greca. E se Catone il censore e il pretore Cornelio erano assolutamente contrari a ogni pratica di questo tipo, ai tempi di Cesare abbiamo notizie di Nigidio Figulo, astrologo e senatore. Qualcosa che non dovrebbe stupire dato che lo stesso Giulio Cesare sceglie il Toro come insegna delle sue legioni perché considera la costellazione domicilio di Venere. Insomma l’astrologia tanto quanto la divinazione erano molto diffuse e importanti nell’impero romano.