Artemidoro, vissuto nel II secolo, scrisse un’opera in ben cinque libri chiamata l’Oneirocritica, in cui catalogò più di tremila sogni. Lui credeva che i sogni fossero lo specchio della realtà.
Da quanto si evince dai sogno riportati e interpretati da Artemidoro, si capisce che la vita ai tempi dei greci e romani non doveva per nulla essere tranquilla difatti i sogni si sarebbero potuti definire più correttamente veri e propri incubi.
C’era chi vendeva la carne della moglie al macellaio oppure chi mangiava le proprie feci o ancora chi spellava i figli da vivi. Artemidoro divideva i sogni in cinque tipi differenti: gli incubi appunto, le visioni diurne, le fantasie, i sogni profetici e quelli simbolici.
Artemidoro sosteneva che i sogni andavano anailizzati e intrepretati a seconda della persona che li sognava. Secondo lui bisognava tenere in considerazione le circostanze in cui i sogni venivano fatti tanto che ad esempio un serpente, che veniva ritenuto come foriero di malattie, poteva anche non esserlo.
Lo stesso sogno poteva rappresentare per due persone due cose completamente differenti. Questo punto di vista non era per niente in linea con quello di altri interpreti del suo tempo. Il suo modo di vedere era piuttosto insolito.
Artemidoro però attribuiva connotazioni sessuali ad alcuni simboli come la semina. Sognare di arare, seminare e piantare per lui significavano il desiderio di sposarsi avere dei figli.
Cavalli, fossati e carri rappresentavano invece mogli o concubine. Non sono rimaste testimonianze sul grado di popolarità che Artemidoro raggiunse nel periodo in cui visse.
Una cosa però è certa, gran parte dei libri sui sogni che vennero pubblicati in seguito erano basati sulle sue osservazioni e ricerche. La sua opera fu pubblicata e tradotta in molte lingue e si può dire sia un capostipe importante dell’interpretazione dei sogni. Alcune sue interpretazioni vennero riprese anche da Freud.