L’alfitomanzia è l’arte della predizione attraverso… una focaccia. Per quanto possa sembrare particolare come pratica, essa era più diffusa di quel che si può pensare nei tempi andati.
Alfitomanzia deriva dal nome greco per questo cibo: alfitos. Tale alimento veniva usato come offerta alle divinità ed è rimasto per molto tempo una delle tradizioni folkloristiche di diverse popolazioni mediterranee passate. Anche l’Italia non era immune da questa pratica. Alla corte dei Savoia, ad esempio, il giorno dell’Epifania era normale tradizione organizzare la festa della focaccia, di cui si hanno racconti relativi al piacere che il regnante Carlo Emanuele III provava nel celebrarla. Il folklore voleva che dentro una focaccia dolce venisse nascosta una fava: chiunque l’avesse trovata sarebbe stato destinato non solo a vivere un anno fortunato e felice ma sarebbe stato “proclamato” re per un giorno.
Nella tradizione messicana è ancora presente come rito di alfitomanzia il nascondere all’interno della ciambella dell’epifania un pupazzetto portafortuna. Ogni paese ha ovviamente la sua ricetta tradizionale. Ma tutto trova compimento quando l’oggettino o la moneta che devono essere trovati vengono nascosti all’interno dell’impasto. Il tutto deve poi essere ovviamente posto in uno stampo imburrato e cuocere nel forno. Nella versione italiana di questo rito propiziatorio ad essere inseriti all’interno della focaccia sono sia una moneta che un foglietto. Chi troverà il foglietto avrà la risposta alle sue domande mentre chi troverà la moneta avrà fortuna per un intero anno. Predizione e fortuna in questo caso arrivano nel modo più dolce e semplice possibile.