Nell’induismo un anno di dio è uguale a 360 anni umani e 12.000 anni divini corrispondono ad un battito di ciglia di Vishnu, cioè quattro miliardi e trecento milioni di anni. Alla fine arrivano a fare un calcolo totale che è il ciclo completo della creazione.
Queste cifre assomigliano ai dati forniti dalla scienza moderna sull’età del mondo, quindici miliardi di anni. è davvero incredibile che i mandriani ariani di 3500 anni fa abbiano fatto un calcolo così preciso.
Però scoraggiati dalla dimensione di questa scala del tempo che avrebbe dovuto portarli all’illuminazione alcuni induisti svilupparono idee religiose alternative che permettevano ai fedeli di uscire dalla ruota del mondo con un’attesa inferiore!
Una di queste religioni è il Giainismo dove non c’è nessun mito della creazione perchè per i suoi seguaci non ci sono nè un inizio, nè una fine di tempo e spazio. Loro concepiscono il tempo come una ruota con dodici raggi, ognuno che rappresenta un’età del mondo.
La vita raggiunge il culmine quando il primo dei raggi arriva al centro, in alto, in un’età chiamata Bellissima-Bellissima. La qualità della vita peggiora al girare della ruota fino ad arrivare di nuovo al punto più alto.
Per ritornarci però ci volevano milioni e milioni di milioni di anni. Nel punto più alto e più bello della ruota tutto era perfetto e gli uomini erano alti fino a dieci chilometri e vivevano migliaia e migliaia di anni. Nel punto più basso erano alti solamente ventisei centimetri e la loro vita durava solamente venti anni.
Anche nel giainismo, come nell’induismo, le cattive azioni trascinano le anime verso il basso e lontane dall’illuminazione. Si poteva accelerare il processo di illuminazione rinunciando ai piaceri della vita e diventando rigorosamente ascetici.
I monaci e le monache giainisti chiedevano la carità e digiunavano fino alla morte. Lo sdegno per la vita terrena era incarnato dal loro salvatore Parsva, l’asceta, che era rimasto nudo per dodici anni e si nutriva solamente di briciole. (continua)