La credenza nella magia e la superstizione si trovano anche nei ceti più colti delle nazioni industrizalizzate, anche magari al momento non è subito distinguibile. La superstizione più comune sono gesti che si vedono nel quotidiano, come toccare ferro o incrociare le dita.
C’è ovunque, in determinate circostanze, la volontà di compiere dei rituali che salvaguardano da conseguenze dannose. I Giapponesi ad esempio, definiti un popolo pratico e razionale, oltre che tecnologico, credono che alcuni giorni dell’anno siano “sanrinbo” ovvero sfavorevoli per costruire, ma anche negli anni sfortunati.
I proprietari di ristoranti, per ingraziarsi la sorte, mettono mucchietti di sale fuori dalla porta. In Unione Sovietica hanno un grande rispetto per i guaritori, si dice vi ricorse anche Breznev.
Non si sottraggono alla superstizione nemmeno gli americani, molti di loro usano entrare in casa con il piede destro. La superstizione deriva da credenze popolari antichissime che si sono tramandate fino a noi.
Al giorno d’oggi, anche se può sembrare che non ci sia non è così. Sono tantissime le persone che si rivolgono a cartomanti, indovini e maghi per sapere qualcosa del loro futuro o di come risolvere i loro problemi.
Spesso nella parola “magia” si fanno rientrare anche queste cose, però alcuni studiosi sostengono che il termine magia ha tutto un altro senso che non si riferisce all’ambito religioso, bensì solo all’attività di usare riti per fare incantesimi. Altri, invece, sostengono che la magia comprende un vasto insieme di attività umane.
Non c’è un accordo generale sul significato che si attribuisce alla “magia” anche se sui libri viene definita come un insieme di tradizioni e tecniche rituali per il controllo degli eventi, compresi i comportamenti umani. Questi servono per ottenere l’intervento di forze divine o superiori. Secondo James Frazer, però, antropologo scozzese, che ha studiato la magia conun approccio scientifico c’è una sostanziale differenza tra magia e religione che ne può spiegare il significato (continua)