Nell’Antico Egitto i primi medici erano con tutta probabilità anche maghi. Un antico testo infatti recitava che !chi cura i malati deve essere esperto di magia, edotto sugli incantesimi ed essere capace di fare amuleti per controllare la malattia”. Un novizio, per diventare medico-sacerdote con le capacità magiche, doveva sottoporsi ad un addestramento rigoroso che durava anni.
Al termine di questo otteneva il titolo e poteva curare. Il medico-sacerdote praticava anche una sorta di psicoterapia con l’uso di droghe. I pazienti venivano messi a dormire nel tempio, dopo che erano stati drogati e al risveglio veniva chiesto loro di raccontare i sogni che avevano fatto.
Gli egiziani interpretavano i sogni e spesso solo questo bastava per liberare il paziente dai sintomi della malattia. Questo perchè gli egizi attribuivano ai sogni capacità di oracolo. Per curare utilizzavano anche riti magici e pozioni composte anche di alloro e ulivo, terra vergine, semi di assenzio, un’erba chiamata cyncephalion e albume di uovo di ibis.
Grazie ai suoi poteri il medico-sacerdote era considerato una persona molto speciale, si diceva avesse lo sguardo penetrante e da malocchio. Secondo le leggende era in grado divedere anche dietro la testa e non aveva ombra. Oltre a questo possedeva l’arte oratoria.
Ma anche l’arte di far poesia e una vocetta stridula. Non era strano che avesse qualche infermità fisica, tipo esere storpio. Era una sua caratteristica cadere facilmente in trance e fare che succedesse anche alle persone a lui vicine. Per la maggior parte i medici-sacerdoti erano uomini, ma ci sono documenti che attestato che anche donne particolarmente dotate lo sono state.
Si occupavano però di quelle magie che erano loro accessibili dato che erano escluse dalla maggior parte dei culti religiosi. Dopo essere stato accettato come detentore di poteri occulti e verificato che era in grado poterli usare il medico-sacerdote godeva della considerazione della gente.