Il deja vù è quello strana sensazione di aver vissuto già quel determinato momento, di ricordare i dettagli, i luoghi, le persone, e addirittura quello che avverrà, o quello che si dirà, come se tutto ciò è stato già vissuto, pur essendo consapevoli che ciò non è possibile. Il fenomeno del dejavù in campo medico viene chiamato paramnesia dal greco ”para” che significa “vicino” e “mnesis” vale a dire “ricordo, perciò esso è una forma di ricordo. Ora la domanda che tutti si pongono è: questo ricordo da dove arriva?
Si può pensare ad un ricordo di una vita passata, dove la persona in questione stando a contatto con un oggetto o con persone conosciute o incontrare in un’altra vita, avrebbe uno stimolo dalla sua mente inconscia che farebbe riaffiorare nella sua memoria conscia, il ricordo, seppur rielaborandolo.
Ma ci sarebbe altre spiegazioni, infatti, se la sensazione del ricordo è sfocato e impreciso si potrebbe ipotizzare fenomeni di memoria inconscia, che ripresentino, si immagini di fatti realmente vissuti, ma per una qualche ragione psichica dimenticati e rimossi. Un’altra possibile teoria sarebbe quella di possibili poteri telepatici inconsci, e cioè la persona potrebbe aver ricevuto telepaticamente, in forma inconscia, dati, e quindi immagini o pensieri di persone presenti, che vissero ricordi loro, e che ora la persona assume facendoli suoi.
Henri Louis Bergson, filosofo francese, profondo studioso di fenomenologia paranormale, considerava la paramnesia un fenomeno psichico normale sostenendo questo assunto con una sua teoria.
“Partendo dal principio che ogni percezione lascia nella mente un ricordo di sé, il quale staccandosi dalla percezione stessa va a fissarsi nella memoria, egli ipotizza che, se per un qualsiasi motivo, questo distacco non avviene, il ricordo rimane unito alla percezione del soggetto, senza perfezionarsi come ricordo fissato nella memoria. A percezione simile, il soggetto potrebbe avere l’impressione di ricordare ciò che invece ha solamente percepito.”