Il caso della medium Hélène Smith I parte

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 Non sempre tutte le persone che si dichiarano medium lo sono poi davvero, ci sono medium fasulli, che non fanno altro che prendere in giro la gente, che lo fanno per avere notorietà e soldi, o perchè hanno bisogno di continue attenzioni, fatto sta che in questi casi non si posso mai avere prove certe del vero o del falso, proprio perché i poteri di chiaroveggenza non sono molto spesso esaminabili; come il caso di Smith Hélène.

Caterine Elise Muller, nata nel 1861 e morta nel 1929, medium svizzera a scrittura e pittura automatica, divenne famosa con il nome di Smith Hélène grazie al psicologo e professor Flournoy che su di lei scrisse un libro “Dalle Indie al pianeta Marte” (Des Indes à la planète Mars).
Ella era figlia di un commerciante di origine ungherese, il quale conosceva moltissime lingue, un particolare da prendere in considerazione dato le abilità della medium; fin da bambina, la Smith, dimostrò di avere una spiccata e fervida fantasia , diceva infatti di avere visioni di paesaggi intensamente colorati dei quali ne descriveva ogni singolo dettaglio.

Nel 1892 la Smith iniziò a frequentare i circoli spiritisti e ben presto rivelò di avere capacità di tiptologia e di scrittura automatica, diceva inoltre di avere una guida spirituale che, dapprima si chiamò Victor Hugo, e che poi fu sostituita da “Leopoldo”. Un anno dopo i suoi poteri erano aumentati e aveva poteri di psicocinesi e di apporto, rintracciava oggetti perduti, e vedeva e comunicava con gli spiriti.

Nel 1894, il prof. Flournoy, visto il particolare caso della ragazza, decise di seguirla, e con il consenso di lei potette studiare i suoi poteri psichici per ben cinque anni. Si scoprì allora, durante una scrittura automatica eseguita dalla ragazzina, che Leopoldo, lo spirito che la seguiva, era Cagliostro; dalla scrittura automatica risultava che la calligrafia era ovviamente diversa da quella della medium, che il suo modo di parlare risaliva al settecento, e che aveva, si, un accento italiano ma non conosceva la lingua. Il prof. Flournoy considerò questo caso come un personaggio immaginario creato dalla ragazza, quando negli anni d’infanzia era stata aggredita da un cane, ed un uomo l’aveva salvata, e a detta sua, era svanito, poi, nel nulla, cosicché la mente della bambina aveva ricreato un personaggio eroico avvolto in un mantello e con una croce bianca sul petto.

Continua…

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