…Continua
E’ giunto il momento di donare delle offerte agli Dei. Dietro di voi un cumulo di pietre, e vetri sono stati illuminati da voi e dai vostri antenati, appeso a quel muro, c’è l’anello d’oro del giuramento, il martello usato per santificare il sacrificio, un freddo e scintillante sax, una ciotola di pietra, e uno scuro pino. Due dei tuoi uomini portano il sacrifico, un grande toro, con la pelle lucida e bianca. Alzatevi dal tavolo, e con la vostra pensante spada, che fate oscillare, tagliate la testa al toro, cantando voi e gli altri:
“Santo tu sei,
il dono ai nostri Dei”
Ed ancora mentre cantante, con un forte e rapido movimento, tagliate un altro pezzo del toro. Il caldo sangue scuro dell’animale si riversa sopra l’erpice, sopra al vostro corpo, sopra ogni parte della stanza. Una pioggia di sangue bagna gli ospiti, e gocce di benedizione piovono su chiunque nella sala. Il sangue scivola nelle spaccatura della roccia vetrosa, ed ogni vostro antenato riceve il dono del sangue. Tutti sono in festa, urlano e ridono ringraziando gli Dei.
Voi guardate la roccia che scintilla, la osservate, senza distogliere lo sguardo, e ad un tratto, con lo sguardo rapito dalla roccia che cola sangue sacro, vi ritrovate fuori nella luce grigia del crepuscolo. Di fronte a voi il vecchio mendicante vi sorride, ma nulla in lui ora provoca orrore, le cicatrici sono semplicemente rughe profonde della vecchiaia, l’uomo sembra sano, con un portamento quasi nobile, il suo mantello, è blu e fluttua su di lui, non più logoro. Lui vi parla e vi dice: “Beh sai come donare agli altri, e gli altri sono ora contenti del tuo dono. Adesso tu puoi sacrificarti per me, Odino?”
Un brivido di paura fredda scorre attraverso di voi, mentre guardate il Dio dritto nel suo unico occhio. Fatevi coraggio e rispondete: “Si lo posso fare, e lo farò”
Odino ti accompagna al pozzo e vi dice: “Li c’è l’erpice e la ciotola”
Voi guardate nell’acqua scura del pozzo, e scorgete la forma della runa Gebo, ma per ora sono solo due linee incrociate, che devono essere ancora riempite con il potere della vita. Quando vi girate per guardare Odino, egli è ormai scomparso, e voi siete ormai soli. Vicino al pozzo c’è una lancia corta, prendetela in mano e testate con il pollice la lama di essa. E’ estremamente tagliente, il pollice ha un profondo taglio, che gocciala sul vostro braccio.
Con estremo coraggio, ora chinatevi e poggiate la lancia sul lato della gola, prima di ogni ripensamento, muovete di scatto il collo contro la lama. Ma non sentite dolore semplicemente un soffio gelido sul collo tagliato. Il sangue sgorga lentamente nel pozzo, toccando la runa Gebo, che diventa di rosso sangue, che spicca nel buio delle acque. Ad ogni goccia di nuovo sangue che sgorga dal vostro collo, la runa si fa sempre più grande e luminosa, fino a quando non riempe tutta la vostra visuale, e riuscite a vedere solo essa. Il vostro corpo ormai è gelido, il sangue non vi scorre più nelle vene, ma siete ancora vivo. Qualcosa di bagnato tocca le vostre labbra fredde, è sangue, e quel sangue si riversa in voi dandovi nuova forza. La runa Gebo continua a brillare, ma adesso anche voi pulsate di nuova vita. Posate la mano sul collo, e anche se si sente il taglio profondo, voi vi sentite di nuovo forti. Adesso il dono del dare e ricevere è dentro di voi, il potere di Gebo vi accompagnerà sempre.