I Dogu: alieni o divinità?

di Redazione Commenta

 Oggi per la sezione ufologia parleremo dei Dogu raffigurazioni di piccoli umanoidi risalenti al periodo Jomon 14.000- 400 aC del Giappone preistorico. I Dogu inizialmente erano costruiti in creta, con il passare degli anni dalla creta si passò alla pietra aumentando anche le dimensioni.

Le statuette sono state rinvenute fra le rovine delle zone di Tohoku e Kanto, nelle Prefetture di Kamegaoka, Aomori e Miyagi, la maggior parte del Dogu sono stati trovati nel Giappone orientale, ed è raro trovare uno nel Giappone occidentale. Secondo il Museo Nazionale di Storia giapponese , il numero totale presente in tutto il Giappone è di circa 15.000.

I dogu si presentano con capo deforme, arti e tronco arrotondati in maniera innaturale e coperti da curiosi motivi e disegni, occhi caratterizzati da due grosse sporgenze ovali con una fessura orizzontale al centro simili a occhialoni da neve.

Cosa i Dogu rappresentano e a cosa sono serviti ad oggi non si sa, molte però sono le ipotesi;

Inizialemente furono ritenute raffigurazioni di antiche armature, ma ad un esame più attento dello studioso Yusuke Matsumura vi scorse indiscutibili punti di contatto con i miti legati alle visite celesti del dio della saggezza Hitokotonusi, disceso sulla Terra per insegnare la sapienza all’umanità e a farsi consegnare ogni arma imponendo la pace. Il dio era infatti raffigurato come una figura simile alle strane statuette, ma senza elmetto e casco.

Un’altra ipotesi fu quella che le statuette raffiguravano delle dee madri, questo spiegherebbe le forme abbondanti simbolo di fertilità, o ancora delle dagide che venivano usate per la magia simpatica, un modo forse per curare una malattia. Infine un’altra congettura era quella che fossero degli uomini con delle tute spaziali, un certo numero di antichi astronauti teorici come Erich von Daniken, infatti, hanno suggerito che alcune delle figure Dogu possono rappresentare delle tute spaziali, o ancora degli alieni, tuttavia tali teorie non sono credibili all’interno della comunità scientifica che come già detto ad oggi non sa come spiegare queste statue.

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