Dizionario dell’esoterismo – dalla Enn alla Eno

di Gianni Commenta

 Enneade: Termine derivato dall’egiziano pesedjet, gruppo di nove, con il quale vengono definite divinità, in ordine gerarchico od in funzione complementare, che insieme comprendono tutte le forze elementari dell’universo.

La scuola teologica di Eliopolis (od Heliopolis) in epoca antichissima elaborò la grande E., con a capo il dio Atum, autogeneratosi per masturbazione oppure per sputo, i figli Shu, l’atmosfera, e Tefnut, l’umidità, i figli della coppia: Geb, la terra, e Nut, il cielo, nonché le coppie Osiride ed Iside, Seth e Nephtis. Poiché la prima E. era insufficiente a comprendere le divinità della teologia eliopolitana, venne enunciata una Piccola Enneade, della quale tra gli altri facevano parte Horus, Thoth, Maat ed Anubis: Anche altre scuole teologiche, come quella di Tebe, espressero una loro Enneade. Con il tempo il termine perse il suo significato etimologico, e conservò solo quello di collegio divino di una determinata teologia.

Enoch: Personaggio leggendario discendente di Set, rapito in cielo all’età di 365 anni (Genesi 5, 21-24). Nella leggenda E. è considerato un indovino dei misteri celesti e terrestri. Assume un ruolo importante nell’Apocrifo della Genesi rinvenuto nel 1947 nel Mar Morto. Si parla di lui nella Lettera agli Ebrei (11, 5-6), mentre nell’Apocalisse (11, 3-12) lotta con l’Anticristo insieme con Elia. Nel Corano è identificato con il misterioso Idris (19, 67; 21, 85).

L’originale ebraico dell’apocrifo Libro di E. (II-I secolo a.C.) andò perduto. Oggi ne esistono tre versioni: etiopica, slava ed ebraica. L’E. etiopico è un compendio della cultura sacra e profana; l’E. dell’epoca di Gesù tratta di astronomia, delle leggi che regolano l’universo, della storia e rinnovazione messianica del Figlio dell’uomo.

I frammenti in aramaico trovati nella IV grotta di Qumran farebbero supporre che la parte messianica della versione etiopica (37-71) potrebbe essere un’aggiunta di un giudeo cristiano del II secolo d.C. Della versione greca, cui si deve il testo etiopico, sono rimasti pochi frammenti. L’E. slavo è una rielaborazione dell’etiopico; il manoscritto più antico è del XV secolo. L’E. ebraico ci è arrivato in un manoscritto del 1511, che ne attribuisce il testo a Rabi Ismael ben Elisha (II secolo), di cui si racconta la salita al cielo e l’incontro con Enoch, detto il Metatron, nella settima sfera.

Il Libro di Enoch inizia così: «I libri dei santi segreti di Enoch, l’uomo saggio, il grande scriba, che il Signore proteggeva ed amava in modo tale che egli poté vedere le dimore dell’Altissimo, e recare una testimonianza sul regno del sapientissimo, grande, incomprensibile ed immutabile Iddio, e sui compiti altamente prodigiosi e gloriosi, splendenti e pieni di occhi dei ministri del Signore, e sul trono inaccessibile del signore, e sullo schieramento degli eserciti incorporei, sull’ineffabile connessione della moltitudine degli elementi, e sulle varie apparizioni, e l’ineffabile cantico dei cherubini, e sullo splendore eterno».

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