Chi sostiene questa teoria del cordone che collega il corpo fisico a quello spirituale lo considera una specie di cordone ombelicale e fino a quando resta intatto il viaggiatore può tornare nel suo corpo fisico.
Il viaggiatore extracorporeo è nei guai se per qualche motivo il cordone si spezza perchè questo interrompe il contatto. Il corpo spirituale non può più fare ritorno nel corpo fisico e questo, privo dello spirito che gli dà vita, muore.
Muldoon raccontava che questo filo aveva la dimensione di qualche centimetro se il viaggiatore era vicino al corpo, si assottigliava moltissimo se si allontanava di parecchio. Calloway non lo vide mai, ma asserì di sentirlo.
Anche Monroe non lo vide mai, ma ne percepì la consistenza e affermò di averlo sentito uscirgli dalle scapole. Lo descrisse come un cordone formato da tanti fili simili a tendini, accostati uno all’altro, e molto caldo.
Purtroppo sia loro tre che altri viaggiatori rimasero molto isolati dal resto della comunità e non riuscirono mai realmente a provare i loro viaggi extracorporei. Nonostante ne parlassero tanto non trovarono mai persone che effettivamente ritennero necessario studiare questi fenomeni scientificamente.
La situazione proseguì in questo modo fino al 1960. In quegli anni poi Celia Green e Robert Crookall due stimatissimi scienziati inglesi attrassero l’attenzione generale su questi fenomeni inspiegabili. Fecero ampi studi approfonditi e raccolsero materiale di innumerevoli casi.
Nel 1961 Celia Green fondò l’Istituto di Ricerca Psicofisica a Oxford e fece un appello sia attraverso la radio che la stampa per chiedere che le persone che avevano avuto simili esperienze si rendessero disponibili a dare informazioni a riguardo.
Risposero al suo appello 326 persone che avevano avuto da una a sei esperienze extracorporee ed avevano le più svariate età. La fascia si poteva dire dai 15 ai 35 anni. I viaggi diminuivano con l’invecchiare, ma di qesto vi parlerò nel prossimo articolo.