Mendeleev erano anni che cercava un modo per poter prevedere la scoperta di elementi sconosciuti e una notte, dopo aver lavorato tutto il giorno a quel problema, si addormentò esausto. Durante il sonno sognò una tavola dove ogni elemento occupava il posto giusto.
Svegliandosi lo scienziato annotò con grande cura la tavola che aveva visto in sogno e che diventò la notissima tavola periodica degli elementi. Lo stesso Mendeleev parlandone in seguito disse che rispetto a quella che aveva visto in sogno fu necessaria solamente una correzione.
Grazie alla tavola periodica degli elementi tre anni dopo Mendeleev fu in grado di stabilire l’esistenza di tre nuovi elementi che furono poi scoperti nei quindici anni successivi. Cartesio e Mendellev non furono gli unici due a sostenere che le loro invenzioni erano dovute a sogni.
Anche Elias Howe nel 1800 affermò che la sua invenzione maggiore era avvenuta in seguito ad un sogno. L’uomo da anni lavorava alla realizzazione di una macchina da cucire che lo facesse a doppio punto. Howe aveva inventato un tipo di ago che però non funzionava ed era molto frustrato, per questo aveva in qualche modo abbandonato il progetto.
Una notte sognò di un re che voleva ucciderlo e mandava i suoi guerrieri a farlo. Questi avevano lance con un foro oblungo sulla punta. L’inventore si svegliò di scatto e disegnò subito l’ago che funzionò a meraviglia. Era il 1844. I sogni furono la forza trainante anche per artisti nel campo letterario.
Il filosofo inglese Samuel Coleridge si stava curando un malanno nella sua fattoria del Sommerset e durante un sonnellino rigeneratore compose circa trecento versi che poi iniziò a mettere su carta, ma quando venne interrotto e dovette aprire la porta il ricordo se ne andò e lui dimenticò il resto. Kubla Khan fu il nome che diede a quel frammento poetico, ma non vi fu solo lui. Degli altri parleremo poi.