Tornando a Betty Andreasson: prima di tutto le infilarono aghi nel corpo, poi la misero dentro un contenitore per proteggerla durante il viaggio e infine la portarono in un mondo a noi sconosciuto.
Non fu una “visita medica” molto piacevole e le alleviarono il dolore ponendole una mano sulla fronte. Immersa in quello strano liquido Betty finì in un luogo sconosciuto, in un altro mondo. C’erano palazzi quadrati illuminati da luce rossa.
La donna si spaventò quando vide delle specie di lemuri passare sopra i palazzi. Andando avanti in questi corridoio si trovarono poi in mezzo ad uno scenario verde, circondati da creature acquose.
Piramidi e cristalli parevano sospesi nell’aria e in fondo c’era la sorgente luminosa, ma la cosa che più la lasciò senza fiato fu il vedere un uccello simile ad un’aquila, grande due volte un uomo, troneggiare davanti a lei e irradare calore.
Un attimo dopo questo svanì per lasciare il posto ad un verme. Sconvolta per tutto ciò che vedeva accolse con un senso di incredulità le parole aliene che la informavano della sua condizione di eletta e delle sua missione.
Avrebbe dovuto impare da loro formule che avrebbero salvato l’umanità. Il viaggio di ritorno sulla Terra fu altrettanto spiacevole che l’andata. Si ritrovò nel cortile di casa sua. Gli alieni misero a letto lei e la sua famiglia poi se ne andarono.
Il mattino dopo Betty non ricordava più molto dell’incredibile esperienza vissuta. Solamente otto anni dopo, quando lesse un articolo di J. Allen Hynek sugli UFO cominciò as avere memorie e contattò gli investigatori per raccontare la storia del suo rapimento, ma non aveva prove.
Fu sottoposta a test ed esami medici per verificare il suo stato di salute. La sua esperienza era coiadiuvata solo da piccole memorie dei familiari, peò alla fine venne ritenuta sana mentalmente e sincera.