Come dicevo i concetti di corpo e anima furono ripresi da Aristotele, l’allievo più famoso di Platone che però con il tempo li modificò introducendo l’idea di inseparabilità.
Visto che corpo e anima, forma e materia non si potevano separare pensò che l’anima fosse inscindibile dal corpo e se fosse stato fatto questo avrebbe portato alla morte di entrambi.
Aristotele, contrarimanete a Platone, disse che non c’era eternità per l’anima, non c’erano vita eterna e reicarnazione per le singole anime umane. Diciamo che sovverchiò le concezioni del maestro per introdurne di proprie.
Secondo Aristotele l’unica cosa immortale era il “Motore Immobile”, ciò che era l’eterna causa del movimento e di tutte le cose, causa anche del pensiero stesso. Questo sarebbe Dio.
Ruppe così la tradizione e concezione dualistica dell’anima e del corpo e divenne il filosofo fondatore delle dottrine monistiche che vedono anima e corpo come due sostanza inscindibili.
Nel corso della storia le persone poi si sono divise, alcuni hanno seguito il concetto del dualismo, altri del monismo. Un esempio interessante è Sant’Agostino che optò per le concezioni platoniche e continuò a credere che anima e corpo fossero non solo due entità separate, ma anche scindibili.
Ci fu anche chi trovò una via di mezzo tra le teorie e concezioni del maetro e quelle del suo più grande allievo. Il più famoso di tutti fu Tommaso d’Aquino. Lui rafforzò la concezione di anima, la associò alla resurrezione, ma dal punto di vista prettamente cattolico.
L’anima nel suo pensiero, si staccava dal corpo, per andare in Paradiso o all’Inferno, essere slavata e ricongiungersi a Dio oppure finire per essere dannata per sempre. Tutte queste teorie e concezioni entrarono in crisi con l’arrivo della scienza nella persona di Copernico. Ci fu poi Galileo, ma anche Cartesio ebbe il suo peso con il suo principio filosofico… (continua).