Abbiamo iniziato a parlare della reincarnazione prendendo in considerazione alcune convinzioni molto antiche. Come vedete però a seconda dei punti di vista degli studiosi, il concetto e la credenza vengono collocati in epoche diverse.
Chi ritiene che l’uomo ci creda da più di diecimila anni, chi invece parla solamente dei riferimenti scritti trovati migliaia di anni dopo. Ma cosa vuol dire reincarnazione?
Partiamo dalla definizione della parola. I significati antichi delle parole, l’etimologia, è importante per capire meglio. Reincarnazione significa “Entrare nella carne di nuovo” e deriva dal latino, ma una parola equivalente c’era anche in greco. Ai giorni nostri si dice anche “trasmigrazione dell’anima“.
Questo concetto sottolinea la continuità dell’anima, ma anche se vogliamo, la mortalità del corpo che, al contrario cessa di vivere con la morte. L’anima è immortale, come si diceva e si reincarna in un altro corpo quando lascia quello vecchio o malato.
La sua vita successiva, se sarà o meno migliore della precedente, è stabilita dal karma. Niente succede e acaso quindi se nella vita precedente sei stato una brava persona e hai vissuto onestamente e quant’altro, nella vita seguente ti innalzerai, altrimenti la spirale sarà discendente.
Sono concetti questi che s trovano nell’induismo. Per i bussisti è la coscienza che vita dopo vita si eleva. Al concetto di reincarnazione è legato anche un quesito: nel futuro ci reincarneremo, nel passato lo abbiamo già fatto, allora perchè non ricordiamo le nostre vite passate e come fare per riportarle alla memoria?
Come ricordare le proprie vite, le esistenze precedenti che non ricordiamo di aver vissuto? Sono rare le eccezioni. Persone che hanno la fortuna di ricordare brandelli di passato e che lo raccontano fatica timorosi di essere presi per matti.
I primi testi buddisti discuteva sulle possibilità ed i vari metodi con cui contattarle. I tibetani hanno il libro dei Morti che parla in merito a questo argomento… (continua).